Villa Livia, set de I Bastardi di Pizzofalcone messa in vendita: ecco perchè


È stata messa in vendita la famosa villa utilizzata come location per raccontare la Napoli ricca e aristocratica della fiction “I Bastardi di Pizzofalcone”.

Il Museo Filangieri, proprietario di Villa Livia, questo il suo nome, ha maturato questa decisione per evitare che cada in rovina. Come si legge su Il Corriere del Mezzogiorno, nonostante la notorietà acquisita, la villa presenta delle problematiche relative alla gestione.

Giampaolo Moretti, direttore del Museo Filangieri, è stato quasi costretto a fare questa scelta: “Non possiamo più permettercela. In questo momento è un miracolo mantenere aperto il Filangieri che mandiamo avanti con i biglietti e le donazioni di qualche mecenate napoletano. Il Comune non versa il suo contributo per il pagamento degli stipendi dei custodi dal 2014. Adesso sopperiamo noi, ma solo per il 50%. La cifra, 65mila euro, per il 2016 non è stata nemmeno preventivata in bilancio. Siamo in grande difficoltà. L’unica soluzione è vendere Villa Livia”.

Come spiega sempre Moretti, si venderà solo il contenitore mentre il contenuto, parliamo di arredi e opere pregiate, di manifattura sette-ottocentesca (maioliche, porcellane, lampadari di Murano) verrà trasferito al Filangieri. Chi ha intenzione di acquistarla dovrà rispettare questo compromesso, ma la situazione è complicata.

“Il bene era dimora di un napoletano benestante, questa era la sua origine e questo potrà essere il suo futuro. Altrimenti non ne avrà: ci sono infiltrazioni, i pavimenti si rialzano, urge una manutenzione che noi non possiamo garantire. Per il set dei Bastardi, a mettere tutto a posto ci pensarono gli scenografi della Rai. Ma io come faccio? Non posso passare un guaio perché cade una pietra in testa a qualcuno”, aggiunge Moretti.

All’inizio si era pensato di farne la sede meridionale del Fai, poi c’è stata questa repentina decisione come spiega Maria Rosaria de Divitiis, presidente del Fai Campania: “Una decisione così repentina spiazza. Avevo messo in calendario a breve una visita dei vertici nazionali del Fai per verificare la fattibilità dell’acquisizione. Certo, anche il Fondo non ha soldi, ma si può trovare una soluzione che va dal mecenatismo, agli sponsor, al crowdfunding. Sistemata una parte, si potranno poi organizzare eventi come nella milanese Villa Necchi, dalle sfilate ai matrimoni. Non bisogna storcere il naso se si tratta di serate che consentono di fare cassa e finanziare altri restauri. In Campania, il Fai ha una sola proprietà ed è naturalistica: la Baia di Ieranto. Se riuscissimo ad acquisire Villa Livia, sarebbe il primo bene architettonico. Vorremmo almeno provarci”.


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