Rischio crollo, ci sono 2 milioni di case fatiscenti: tutto il Sud rischia di crollare


A crollare dovrebbero essere soltanto i dati relativi alla possibilità che tragedie come quella consumatasi ieri a Torre Annunziata accadano, invece sono gli unici ad aumentare sempre. Mentre parenti, amici e la cittadinanza tutta raccolgono e piangono i corpi privi di vita di otto persone come loro, come noi; emergono numeri e statistiche non certo rincuoranti circa la stabilità degli edifici italiani. Con il Sud a portare la bandiera dei casi più critici: due milioni di case a rischio sull’intero territorio a forma di Stivale, il 6,4% dei 31 milioni di abitazioni censite dal catasto. Questo l’allarme lanciata da Confartigianato e Istat all’indomani di un misfatto impensabile, eppure replicabile, a quanto pare.

Percentuali spaventose quelle riportate in un classifica che non dovrebbe nemmeno avere ragione d’esistere e che vede un podio (e non solo) tutto meridionale: Basilicata (22,3%), Calabria (26,2%), Sicilia (26,5%). Tra le città a maggior rischio di crolli, invece, Vibo Valentia, meta turistica appollaiata sulla costa calabro-tirrenica, dove però tre case su dieci sono instabili e malridotte (31,4%).

Subito dietro il non invidiabile trio spunta la Campania, con il 21,8% di abitazioni in pessimo stato. Molise (21,5%), Sardegna (17%) e Puglia (16%) appena un filo meglio. Praticamente come se il Sud poggiasse su fondamenta di cristallo.

Ma se il meridione “barcolla” nel vero senso della parola, il resto d’Italia non può certo sentirsi sicuro, visto che solo l’Umbria (la lezione del terremoto del 1997 pare sia servita) e il Trentino Alto Adige hanno percentuali di rischio al di sotto del 10%.

Come se tutto ciò non bastasse, la realtà potrebbe essere molto peggiore di quanto può apparire da questi dati, visto che “purtroppo in moltissimi casi è sparita completamente la documentazione – afferma sulle pagine di La Repubblica l’ingegner Giampaolo Rosati -. Spesso anche certificati fondamentali quali il collaudo non sono reali, sono stati all’epoca aggiustati e perciò anche i materiali per le costruzioni non corrispondono a quelli dichiarati. Ci sono casi in cui non si riesce a recuperare il fascicolo di edifici importanti progettati da grandi architetti o di costruzioni pubbliche. In Italia il deposito della documentazione è stato sentito non come una garanzia per evitare incidenti, ma come un atto di burocrazia inutile. Da questo punto di vista l’introduzione del fascicolo di fabbricato sarebbe fondamentale“.


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