Davide Schiavo, giovane talento torrese in un grande film americano


Un talento corallino in una grande produzione americana: è uscito il 18 settembre e sarà prossimamente trasmesso da Rai Uno “La Musica del Silenzio”, il film che ripercorre la vita e la carriera di uno dei tenori italiani più famosi di tutti i tempi, Andrea Bocelli.

Sotto la prestigiosa regia di Michael Radford, firmatario di capolavori come Il Postino e il Mercante di Venezia, un cast stellare fa rivivere adolescenza, esordi e malattia del maestro, quando il sogno della Musica era ancora un miraggio e rischiava appunto di ridursi a silenzio, prima della celeberrima esecuzione del Muserere che ne decreterà il successo planetario.

Nei panni di Amos Bardi, alter ego attraverso il quale si snoda la storia di un giovane Bocelli il cui talento da record è minacciato da una spada di Democle difficile da fronteggiare, una malattia che lo rende quasi cieco, c’è una delle star più amate del momento: Toby Sebastian, tra i protagonisti di una della serie rivelazione degli ultimi anni, Il Trono di Spade.

Intorno a lui, un nutrito corollario di personaggi cui prestano il volto alcuni dei più famosi nomi del cinema italiano ed internazionale come Antonio Banderas e Luisa Ranieri, coprotagonisti invisibili del successo personale e professionale del futuro Maestro Bocelli.

E a dare il volto a uno dei personaggi chiave del film, tra i più cari sostenitori del suo talento , un nostro giovane concittadino: Davide Schiavo, 23 anni, interpreta l’accordatore alla scuola di solfeggio del giovane Andrea. Artista nel senso più ampio del termine, con un talento poliedrico che va dal teatro al grande schermo, dalla scrittura al canto, Davide vanta, nonostante la giovane età, una carriera agli inizi ma già ricca di esperienze e soddisfazioni: formazione al Centro Sperimentale di Roma, progetti importanti nel curriculum, da film come Due Euro l’ora di Andrea D’Ambrosio a pièce teatrali come Vico Sirene con cui ha calcato il palco del Festival di Todi, passando per il musical fino a una raccolta di poesie, La Giostra, già pubblicata.

Nel cassetto un altro progetto in attesa di essere edito e tanti sogni. Dietro le idee chiare, la determinazione e il talento versatile emerge un’anima semplice, spontanea e dalla squisita napoletanità.

-Ci racconti qualcosa del tuo personaggio ne La Musica del Silenzio?
– Interpreto l’accordatore di Bocelli ai tempi della scuola di solfeggio. È un momento di passaggio: siamo nel punto in cui Bocelli sa di saper cantare ma non riesce a farlo per mestiere. E io, accordatore tra i più rinomati del momento, testimone diretto del suo talento, perdo le staffe nel vederlo sprecato in un locale al piano-bar e gli propongo un incontro col maestro interpretato da Antonio Banderas. Il mio è un piccolo ruolo, un dialogo di quattro minuti in cui il mio personaggio sprona il giovane Bocelli e tenta di dimostrargli l’assurdità di lavorare su un talento come il suo senza pensare di cantare per mestiere, di donare la sua voce a tutto il mondo. E ci riesce: sarà dopo la nostra chiacchierata che Bocelli andrà a colloquio col maestro, iniziando a gettare le basi del suo avvenire. È un po’ merito del mio personaggio se tra loro scocca la scintilla della collaborazione futura.

-Come è stato condividere il set con stelle come Banderas e Toby Sebastian?
-È stato bello, ma solo dopo essere tornato a casa. ( ride)
Io sono molto emotivo, vedermi sul set con Toby Sebastian, che avevo ammirato ne Il Trono di Spade, è stato un po’ come recitare anche col Principe Martell, l’idolo del Trono di Spade. Per quanto l’attore sia un mestiere che ti consente di entrare e uscire da te stesso tramite i vari ruoli non sono dell’idea che ci si debba per questo annullare completamente in termini di personalitá. Lavorare con artisti come Toby Sebastian o Ennio Fantastichini, che avevo visto solo sul grande schermo, diretto da un maestro che è stato candidato due volte all’Oscar, è stato così emozionante che faccio fatica a esprimerlo. È stato un onore immenso. Anzi direi che per me è quasi una speranza. Perchè nonostante la mia sia una scena unica, aver partecipato a questo progetto mi fa sentirecal posto giusto, mi fa nidesiderare ancora di più di percorrere questa strada.

-Progetti futuri?
-Al momento è in uscita una serie, in cui sono protagonista di puntata. Recito con Nicolò Centioni, il Rudy dei Cesaroni.
C’è Biagio Izzo,c’è Maria Grazia Cucinotta. È un progetto interessante, si intitola “Saluti e Baci da mamma e papà”, abbiamo girato a inizio anno. Per quanto riguarda il futuro, sono stato fortunato ad incontrare Michael Radford. Dopo La Musica del Silenzio ha voluto rivedermi, di più non posso svelare, ma posso dirvi che stiamo lavorando al suo prossimo progetto.

-Come è nata la passione per la recitazione?
– Ho sempre avuto una vena artistica. Ho cercato di spaziare, mi sento un artista eclettico, e lo dico nel modo più umile che esiste. Semplicemente non ho mai circoscritto la mia passione per l’arte solo alla recitazione, mi piacciono un po’ tutti i rami: amo molto anche la scrittura e nel 2012 ho avuto l’onore di pubblicare il mio primo libro, una raccolta di poesie, La Giostra. Ho sempre sentito di dover fare l’artista. È cominciata con la voglia di fare il cantante, infatti ho fatto un reality, assai di nicchia, andato in onda su Sky, si chiamava Artisti-La scuola di canto in Tv. È stato interessante, per la prima volta mi sono visto in un televisore. Da qui la musica è cambiata: da mamma voglio fare il cantante sono passato a mamma voglio fare il cantante…di musical. Col reality ho capito che amavo esibirmi. Avevo sedici anni e questo desiderio enorme di esplodere nel mondo del musical in Italia. Era questo il piano. E infatti nel 2012 ho fatto Rent!, uno dei musical più longevi di Broadway che noi abbiamo riproposto rispettando l’originale ma riscritto in napoletano, con la regia di Enrico Maria La Manna.

-C’è un ruolo in particolare che ti piacerebbe interpretare? O un nome cui ti ispiri?
-In Italia i miei riferimenti sono Elio Germano e Pierfrancesco Favino. Secondo me sono degli attori capaci di lavorare dal dentro per il fuori senza sentire il bisogno di mostrare più di tanto la forma, l’estetica.Per quanto riguarda i personaggi mi piacerebbe un personaggio che sia molto diverso da me, un ruolo su cui lavorare tanto. Mi piacerebbe poter dire poi “sono stato bravo” o “non sono stato bravo” alla fine di un percorso lungo per costruire il personaggio. Purtroppo nel caso di giovani attori napoletani esiste la tendenza, nel cinema, ad assegnarti il ruolo di te stesso, un giovane napoletano o italiano appunto, così ti resta da sperimentare poco. Ma vale per tutti: ricordo un amico, dominicano, a una conferenza stampa con Sorrentino che spiegava di sentirsi a sua volta relegato nel ruolo stereotipato del latin lover dominicano. Essere napoletano a Roma è comunque una marcia in più. So che, pur essendo in grado di sostenere provini in italiano, avendo studiato dizione e recitazione, potrebbero chiamarmi per produzioni in dialetto. Davanti alla scelta di un dialetto, va da sé che la maggior parte dei registi propende per il nostro napoletano. C’è una sola pecca nell’essere un giovane attore napoletano a Roma: c’è molta concorrenza. Noi napoletani siamo molto spigliati, siamo naturalmente amanti e portati per la mimica, l’esibizione. Ci sono tantissimi attori napoletani a Roma. Ritrovarci tra amici è divertente, diventa un po’ una sfida incontrarci ai provini.

– Tu adesso vivi a Roma. Cosa ti manca di più della nostra città?
-Per me Torre è una casa. Ma non solo perché ci sono nato e ho casa, amici e famiglia, ma perché la nostra è una città capace di fare da casa. Anche solo camminare per le nostre strade, in quei pochi giorni che trascorro con la famiglia e gli amici quando torno, una volta ogni mese o due, mi ricorda che Torre del Greco è una città in cui sentirai sempre il bisogno di tornare. Una pizza sul nostro porto è unica per definizione, se non altro perché senti l’odore del mare. Forse è proprio questo connubio a rendere tutto il Sud speciale, e che non farà mai sembrare una pizza napoletana fuori da Napoli una pizza buona.

-Com’è Davide al di là dell’artista?
-Sono abbastanza strano, la maggior parte dei miei amici fanno gli artisti e questo mi costringe in atmosfere sempre un po’sognatrici…Non sono per niente uno con i piedi per terra. Ci provo, oltre a recitare lavoro per mantenermi, ma se potessi starei tutto il giorno a guardare film sul divano. Mi piace scrivere, mi piace ancora cantare, al momento canto solo sotto la doccia e mi sente tutto il palazzo. Mi piace la compagnia, ho bisogno di parlare, esprimermi, non sono uno che ama il silenzio. Non sono per niente un tipo sportivo, però adoro viaggiare, amo molto cucinare e bevo tanti caffè al giorno!


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