Violenza sulle donne. “E’ solo un periodo, passerà”: l’inizio della tua condanna a morte


Anna: “Pensavo che fosse solo un periodo, il lavoro lo stressava. Lo sapevo e lo capivo. Il primo schiaffo me lo diede in macchina, mentre guidava, solo perchè risposi al messaggio di mia madre…”

Laura: “Non l’aveva mai fatto prima, pensavo che tutto dipendesse dal suo licenziamento. Dopo un anno di lividi ed escoriazioni, sono finita all’ospedale…con un braccio rotto e un trauma cranico”

Giada: “La prima volta mi picchiò davanti ai nostri bambini. Ancora oggi non so perchè lo fece…avevamo una vita felice”

Francesca: “Stavamo insieme da 5 anni, dovevamo sposarci. Una sera litigammo perchè qualcuno di mia fiducia lo vide in atteggiamenti intimi con un’altra in un locale. Volevo solo le sue spiegazioni. Invece mi picchiò con tanta forza e violenza che ricordo solo che mi svegliai in ospedale”

Miriam: “Le prime volte non gli diedi peso, perchè dopo mi chiedeva scusa e piangeva dispiaciuto. Il suo lavoro era molto stressante. Ma le ultime volte, invece delle scuse cominciò a picchiare sempre più forte e a chiamarmi troia. A piangere ero solo io….”

Sara: “Mi violentò. Mi strappò i vestiti di dosso e si eccitava nel vedermi piangere e nel vedere il mio volto insanguinato dai suoi pugni. Io lo amavo…invece..”

Donne. Normalissime e comuni donne. Di quelle che si salutano per strada, con le quali puoi incrociarci lo sguardo, sorriderle e aiutarle a portare la spesa alla macchina. Donne offese, donne denigrate, donne maltrattate, donne lividate sulle palle, ma soprattutto nell’anima…nel cuore.

Queste sono solo alcune testimonianze anonime, raccolte in un blog tutto al femminile, di quelle tante, troppe vittime di questo vergognoso e violento abuso, che oggi, per fortuna, possono raccontare con la loro voce. Altre invece restano negli archivi della magistratura, tra il polveroso e strabordante scaffale di tutte le donne uccise da chi amavano, dall’uomo con il quale avrebbero dovuto condividere la vita, no farsela strappare via a pugni e a calci.

Perchè questa resta una delle violenze più spietate e orribili che un uomo, nell’accezione negativa del termine, possa perpetrare su una donna.

In ogni schiaffo, in ogni pugno, in ogni abuso fisico, l’amore si annulla, si spegne, muore. L’amore non esiste con la violenza. L’amore non è mai violento, non rompe le ossa, non sfigura e soprattutto non uccide. E non va mai giustificato o compatito. Mai. L’amore è un rifugio, un porto felice, un riparo a tutte le brutture di una vita stressante e spesso malvagia, non è un ring di boxe dove poter sfogare rabbie o nervosismi.

Non perdonate. Abbiate il coraggio di amarvi, prima di tutto. Non colpevolizzatevi, mai. Già dal primo schiaffo, l’amore non è più amore e non può essere salvato. Questo segna solo il conto alla rovescia verso qualcosa di più grande, più grave, più doloroso, fino alla morte.

Non restate in silenzio. Parlate e denunciate. Sempre.

Chi ama non tradisce e chi ama non se ne va, è vero, ma siate soprattutto certe che: chi ama..non picchia!


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