Napoli. Risolto un caso del ‘500, scoperta la causa della morte di un bimbo


La medicina, come è noto a tutti, è un campo di ricerca che ha fatto e sta facendo progressi ogni giorno grazie alle menti geniali dei nostri studiosi e al sostegno economico che associazioni e privati versano in questo campo affinchè si possa procedere e raggiungere conoscenze sempre più dettagliate e complete di malattie e metodi di cura sempre all’avanguardia.

Una testimonianza lampante che ci aiuta a capire e a darci maggiore consapevolezza dei passi da giganti della medicina è proprio lo studio che un equipe di medici internazionali ha presentato, dopo un’accurata analisi su un corpo mummificato di un bambino, risalente al XVI secolo, e custodito nella Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Plos Pathogens.

Infatti, le precedenti analisi scientifiche additavano come causa della morte l’infezione dovuta al virus delle vaiolo, molto diffusa in quegl’anni. E ad ingannare i precedenti medici, che non disponevano dell’avanzata e precisa tecnica del test del DNA, era stata per l’appunto la presenza di un’eruzione facciale sul volto del bambino, tipica del vaiolo.

Invece l’equipe internazionale moderna, tra i quali spunta il nome di un medico italiano, Gino Fornaciari, paleopatologo dell’Università di Pisa, grazie alle nuove tecniche di studio e conoscenza del DNA, decisamente migliorate rispetto agli studi iniziali fatti sulla piccola vittima, hanno scoperto che la vera causa della morte del bambino è stata l’infezione da Epatite B, che come ora si sa, può comportare, a chi ne è affetto, un’eruzione cutanea, che si concentra al volto, conosciuta come sindrome di Gianotti-Crosti.

Quindi, questa ricerca non solo è importante perchè ha dimostrato di poter smentire, in caso di falso, studi scientifici fallaci a causa di una mancata o assenza di conoscenza aggiornata, ma come hanno confermato gli stessi ricercatori: “Più comprendiamo meglio il comportamento delle pandemie e delle epidemie passate, maggiore è la nostra comprensione di come i moderni agenti patogeni potrebbero diffondersi. E queste informazioni alla fine contribuiranno agli sforzi per controllare”.


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