A parlare è stato G.A., all’epoca dei fatti ‘location manager’, impegnato a lavorare con la società che ha realizzato la fortunata serie televisiva: “Non so chi mise i soldi in quella busta. Però Raffaele Gallo aveva minacciato di non farci entrare più in casa a girare, io avevo paura perché gli avevo dato la “mano di parola” e in certi ambienti è pericoloso non rispettare gli accordi. Ricordo anche che mancavano mille euro, così li prelevai dal mio conto e glieli consegnai. Poi Cattleya me li ha rimborsati”.
Lo scorso ottobre, l’altro imputato, G.A., organizzatore generale della prima serie, aveva parlato così dell’ipotesi tangenti: “Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi”.
Ora la Procura di Torre Annunziata vuole vederci chiaro.