Il santuario di Leporano, luogo di culto tra i più antichi e belli d’Italia 


Ci sono dei luoghi in Campania di grande valore storico-culturale poco noti al grande pubblico. Oggi vi presentiamo uno dei luoghi di culto tra i più importanti e antichi d’Italia. Ci siamo recati a Camigliano, in provincia di Caserta dove si trova il santuario di Santa Maria della Ruota dei Monti in Leporano, (Maria SS. ad Rotam Montium) il cui nucleo originario risale all’anno mille.

Il santuario sorge intorno a un’edicola mariana di epoca tardo-medievale, ed è situato sopra un’altura del Monte Grande, propaggine del Monte Maggiore, dalla quale domina il piccolo borgo medievale di Leporano, a 160 metri dal livello del mare. La struttura è circondata da piantagioni di ulivi e mirti. Il borgo è a pochi chilometri a nord della città di Capua. Questo importante luogo di culto compare in una tabella fatta redigere il 17 dicembre 1375 dall’arcivescovo di Capua Stefano della Sanità, per il pagamento delle tasse dovute alla Camera Apostolica dalle chiese diocesane, e anche in atti notarili del 1370 e 1406.

Si dice infatti che il nome del santuario di Leporano derivi da “lepre”, selvaggina caratteristica del luogo. La lepre infatti appare anche nello stemma in marmo situato nella parte meridionale del campanile. Lo stemma è decorato con due lepri fronteggiantesi con il motto “Dormientes Vigilant”. Questo motto descrive la caratteristica delle lepri, sempre vigili e pronti a sottrarsi ad ogni insidia; il che richiamerebbe alla tradizionale furbizia del montanaro. Da segnalare la teoria secondo cui il nome “dialettale” del centro, “Luràn” deriverebbe dal nome etrusco della dea Afrodite (Turàn, appunto).

Sulla facciata del campanile è incastonato lo stemma di Casa d’Aragona tale presenza induce a credere che il sacro edificio beneficiò di importanti interventi artistico-strutturali al tempo dell’arcivescovo Giordano Caetani, che da prodigo mecenate dell’arte e della liturgia intraprese una vasta e generosa opera di rinnovamento e di ricostruzione dei luoghi di culto dell’arcidiocesi. Nel 1577 l’arcivescovo Cesare Costa la fece ricostruire e ampliare con il contributo finanziario del popolo e di Orsino Riccio.

Al santuario si accede attraverso un antico portale rinascimentale in piperno ben conservato, decorato con l’epigrafe dedicata alla Madonna delle Grazie, le insegne del Costa, i blasoni e le sigle dei nobili benefattori del luogo. Sul lato della struttura, troviamo il campanile di tre piani alto circa 25 metri. Il campanile fu ricostruito a spese di Vincenzo Marra nel 1621, le cui facciate conservano le armi di Sergio e Francesco Muscettola principi del luogo nel sec. XVII e dell’antico casale di Leporano.

La chiesa non è di grandi dimensioni, ed è costituita da una sola navata con volta a botte. Ad illuminare l’interno ci sono due finestroni sul lato meridionale ed il lucernario posto sulla facciata. Di grande pregio sono le decorazioni interne: il dipinto su tela di autore ignoto del 1615 raffigurante la Madonna con i SS. Antonio abate e Francesco d’Assisi, l’altro dipinto di autore ignoto del 1603 raffigurante l’Ultima Cena, e un affresco del sec. XVI della Deposizione dalla Croce con i SS. Luca evangelista e Sebastiano. Nell’area absidale, il luogo in cui secondo la tradizione sarebbe apparsa la Madonna nel sec. XI, si trova l’edicola con l’affresco in stile bizantino della Vergine, ritratta con sulle ginocchia il Bambino Gesù che con la mano destra benedice e con la sinistra sorregge un leprotto, simbolo di Leporano. 

Durante il secolo scorso, la chiesa conobbe un periodo di abbandono, quando il cardinale arcivescovo Francesco Serra Cassano volle costruire un’altra chiesa in pianura, inaugurandone la fabbrica il 2 ottobre 1831. Il lavori di questa nuova struttura furono sospesi nel 1833 per mancanza di fondi e ultimati soltanto l’11 novembre 1877, 300 anni dopo, quando il cardinale arcivescovo Francesco Saverio Apuzzo la consacrò.

Il santuario, riportò diversi danni durante la seconda guerra mondiale, a partire dall’agosto del 1944 risorse grazie all’impegno del parroco don Nicola Bonacci e di Giacomo Izzo, un laico consacrato totalmente alla cura del sacro luogo e alla promozione del culto mariano. La chiesa fu dichiarata santuario diocesano dall’arcivescovo Salvatore Baccarini il 13 marzo 1953. Oggi il santuario è meta di numerosi pellegrinaggi e la sua fama si è diffusa oltre i confini della Campania. Il luogo è tra i più suggestivi, grazie alla lussureggiante natura e assoluta quiete, che rendono il santuario un’oasi di pace e di raccoglimento per i fedeli.

Fonte e foto: Leporano Rotam Muntium

 


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