Un Tutor per Amico: è napoletano il progetto rivoluzionario per gli studenti DSA


“Un Tutor per Amico” è un progetto ideato a Napoli dalla dottoressa Valentina Varriale e sviluppato in collaborazione con la Fondazione Cannavaro Ferrara, da anni impegnata nel settore e che si è attivata sia finanziando direttamente sia raccogliendo fondi. Viene svolto nell’Istituto Comprensivo Statale “Foscolo-Oberdan” sito a Piazza del Gesù, nel cuore del centro storico di Napoli, dalle materne alle medie. L’idea consiste nel far entrare un tutor dell’apprendimento in classe, in modo da coinvolgere tutti gli alunni e non soltanto quelli che fanno tutoraggio extra curricolare, quello che viene comunemente definito doposcuola.  Il suo staff è composto da lei e altri 11 tutor, che sono stati formati dal punto di vista teorico e soprattutto pratico – applicativo.

Nato per seguire bambini e ragazzi con disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia, disturbo specifico della compitazione), il progetto è rivoluzionario perché si svolge in orario curricolare, coinvolgendo anche gli alunni non-DSA. Più precisamente, il progetto mira a raggiungere i seguenti tre obiettivi: a) accrescere il numero di operatori specializzati a sostenere studenti con DSA; b) facilitare i processi di apprendimento e l’autonomia nello studio di studenti con DSA; c) garantire il giusto supporto ad insegnati e genitori.

Il progetto, nel suo primo anno di vita, consisteva in un tutoraggio extrascolastico specializzato svolto dunque al di fuori del normale orario scolastico mattutino. Il successo della sperimentazione, però, è stato così netto ed incoraggiante da spingere preside, insegnanti e soprattutto le famiglie a ripetere il progetto. “Un Tutor per Amico” è quindi andato oltre, entrando direttamente in classe durante l’orario curricolare ed avendo a che fare con tutta la classe, non solo con i ragazzi DSA. Questa innovazione è risultata fondamentale perché ha consentito di abbattere etichette e di individuare probabili studenti DSA, con conseguente miglioramento dei risultati scolastici di tutta la classe, maggiore soddisfazione di insegnanti e famiglie, maggiore felicità dei ragazzi e un ambiente di classe più sereno e stimolante.

È il primo esempio in Italia di formazione di tale tipo con possibilità di entrare in classe durante l’orario dedicato alle lezioni, il che dimostra, ancora una volta, come la città di Napoli sia all’avanguardia su tematiche molto delicate e sia in grado di dare soluzioni innovative, concrete e pratiche a problemi non facili da risolvere.

Il progetto decide di rivolgersi in modo particolare agli studenti che provengono da famiglie meno abbienti o con altre problematiche sociali di rilievo, poiché i tutor dell’apprendimento sono figure ancora rare da trovare e, soprattutto, richiedono un impegno economico che non tutti sono in grado di sostenere. Le conseguenze per i ragazzi DSA non correttamente seguiti possono essere molto gravi: sono infatti molti i casi di insuccessi scolastici e conseguente abbandono degli studi. A dimostrazione di quanto possa essere importante la figura di un tutor dell’apprendimento, basti pensare alla circostanza che un buon numero di detenuti nel carcere minorile di Nisida è DSA.

Per ripetere ancora una volta il successo straordinario di Un Tutor per Amico, la Fondazione Cannavaro Ferrara ha ideato una campagna wishraiser dove in cambio di una donazione è possibile vincere un viaggio in Cina, incontrare Fabio Cannavaro e pranzare con lui. Il premio, assegnato mediante estrazione, comprende il volo a Guangzhou + hotel a 4 stelle per due persone, la partecipazione agli allenamenti del Guangzhou Evergrande insieme a Fabio, posti VIP per accedere a una partita casalinga del Guangzhou Evergrande. Per maggiori dettagli cliccare qui.

Gli alunni con DSA hanno capacità intellettive nella norma o superiori alla norma (personaggi come Einstein, Tom Cruise, Mika avevano disturbi di apprendimento, ma si dice li avessero anche Leonardo Da Vinci, Napoleone e altri), però spesso vanno male a scuola oppure ottengono buoni risultati con molta fatica, perché hanno bisogno di un metodo di studio diverso, adatto alle proprie esigenze. Il tutor specializzato quindi fornisce loro degli strumenti – dispensativi e compensatavi – che facciano “superare l’ostacolo”. Ogni DSA, inoltre, è diverso, ognuno ha bisogno di strumenti “su misura”, proprio perché è una forma di peculiarità e non una malattia.

Tra questi strumenti ci sono ad esempio tabelle, schemi, mappe concettuali e mentali, audiolibri e così via, che possono essere molto utili anche per i ragazzi non-DSA i quali, al contrario, spesso trovano molto vantaggioso usarli.

Quando il tutor dell’apprendimento lavora con tutta la classe usa questi strumenti metacognitivi come se nessuno fosse “diverso” dall’altro, creando, dunque, non solo le condizioni più adatte all’apprendimento da parte di tutta la classe, ma anche le giuste premesse per scongiurare la frustrazione di scolari e docenti, l’emarginazione e i fenomeni di bullismo.

Il tutoraggio specializzato in classe, insomma, toglie le “etichette” perché si sta tutti insieme, nessuno viene escluso, con i vantaggi con tutti possiamo immaginare.

Proprio perché il tutor lavora con tutta la classe, spesso ha la possibilità di “andare in avanscoperta” e individuare ragazzi che probabilmente hanno un disturbo dell’apprendimento, avviando quindi la procedura verso una valutazione diagnostica. È questa una grande opportunità per l’alunno, che così non rischia di proseguire il corso di studi con difficoltà che possono essere aggirate abbastanza agevolmente.

Valentina ci spiega che il progetto è iniziato con qualche dubbio, soprattutto perché alla figura del tutor non sono dati i giusti dignità e riconoscenti. Una volta superata la barriera iniziale, però, i docenti erano entusiasti in quanto avevano una figura che li aiutava e li supportava, spingendoli a chiedere di tornare quanto prima. È una conseguenza anche della gioia manifestata dai bambini, i quali domandavano sempre dei tutor, tanto da fare dire agli insegnati che il tutor è un premio. Dal dubbio quindi si è passati alla consapevolezza e alla voglia di lavorare insieme e meglio, grazie a risultati molto apprezzabili non solo sul rendimento, ma soprattutto sull’umore e sull’atmosfera complessiva che si respira in classe. Stesso discorso vale per le famiglie, presso le quali le barriere erano inizialmente molto presenti per disfarsi altrettanto presto.

Pertanto grazie al lavoro di rete nato tra i tutor, i docenti, i genitori e la dirigente scolastica dell’Istituto, è stato possibile strutturare il progetto nella sua terza edizione consecutiva, con sempre maggiore consapevolezza di quanto sia essenziale ed utile la presenza in classe di un tutor specializzato.

L’auspicio è che tale progetto tutto made in Naples possa non solo allargarsi ad altre scuole della città, ma andare anche oltre i confini cittadini.

In un momento storico in cui è ancora tanta la dispersione scolastica, specialmente a Napoli e in tutto il Sud, in cui l’emergenza sociale è tragicamente evidente attraverso i fenomeni di criminalità minorile e bullismo, ai nostri occhi vale davvero la pena prendere in considerazione, perfezionare e magari istituzionalizzare un progetto dai risultati eccezionali.


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