Salvini-Napoli, dai disordini ai cori da stadio: in un anno è cambiato tutto


Appena un anno e mezzo fa, Matteo Salvini entrò a Napoli quasi di nascosto, scortato da centinaia di poliziotti e circondato dal fumo dei petardi lanciati dai manifestanti. Era l’11 marzo 2017, e la città partenopea si trasformò in un campo di battaglia, soprattutto nella zona di Fuorigrotta, in cui i disordini si protrassero per diverse ore. Ci furono anche dei feriti a seguito dei tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine, con contusioni per 3 funzionari e 27 agenti tra poliziotti e carabinieri.

All’epoca Matteo Salvini era ancora, e soltanto, il leader della Lega (Nord) che considerava Napoli un’altra Italia, e che saltava al ritmo dei cori da stadio cantando “Napoletani colerosi”. Ma, soprattutto, nel marzo 2017 Salvini era ancora solo un politico tra i politici, che aspirava al Governo e sapeva di poterci arrivare solo raccogliendo consensi nel Sud che aveva sempre bistrattato.

Oggi, poco più di 12 mesi dopo, lo scenario si è ribaltato completamente. Salvini è il Ministro degli Interni, e a Napoli è arrivato con la serenità di chi sa di aver conquistato una grande fetta di popolo, napoletano, e italiano. E infatti Napoli lo ha accolto con applausi e abbracci, acclamandolo al centro della città, così come in periferia, al Vasto.

C’è stata qualche protesta contro di lui anche oggi, ma niente che abbia suscitato il clamore della precedente visita del ministro, o che abbia messo in pericolo la pubblica sicurezza.

Molti napoletani, evidentemente, hanno scelto di dimenticare la condotta spesso razzista di Salvini, e sperano che ora, dall’alto della sua nuova carica, possa considerare Napoli non più come spada di Damocle ma come un potenziale da coltivare.


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