Video. Ischia, 20mila domande di condono. Gli abitanti: “Noi siamo abusivi leciti”


Ischia viene etichettata come l’isola dell’abusivismo e il provvedimento che la riguarda, rientrante nel Decreto Genova, sta facendo discutere ampiamente. In un servizio, mandato in onda a Mattino Cinque, vengono snocciolati diversi numeri riguardanti proprio l’Isola Verde: 65mila abitanti, 600 case da abbattere, 20mila domande di condono per immobili costruiti anche in zone dove non si può (sottoposti a vincoli paesaggistici o in zone ad alto rischio sismico).

Questo abusivismo diffuso potrebbe trovare una soluzione, come detto, nel Decreto Genova, ma la polemica diventa sempre più incalzante: da una parte c’è chi sostiene che il “Salva Ischia” possa essere il primo passo verso un ritorno della legalità (in materia edilizia), dall’altra c’è chi teme che vengano dati soldi a chi non spettano. Una brutta gatta da pelare per il Governo Conte che sta cercando la strada per identificare chi ha effettivamente diritto al condono, ma anche al risarcimento per le case crollate sotto la furia del terremoto del 2017.

Intanto, però, gli ischitani non ci stanno ad essere chiamati abusivi e sostengono che le loro case (ma non tutte, ovviamente) sono state autorizzate dallo Stato, o meglio dal Comune: “Noi siamo abusivi leciti“, sostiene una signora; “Non siamo abusivi, siamo nati qui“, dice un’altra. Cosa molto difficile, quindi, trovare ora il bandolo della matassa, dopo che l’abusivismo ha minato ulteriormente la già delicata situazione idrogeologica di Ischia, protagonista di diverse frane (6 morti in 12 anni) e di eventi sismici, con Casamicciola che ha iniziato a tremare addirittura dal 1883.

Un problema, quello dell’abusivismo, che riguarda non solo Ischia e che per essere risolto richiede l’impiego di decine e decine di milioni di euro per la messa in sicurezza. La gente di Ischia si lamenta, vuole il condono, non ci sta giustamente ad essere etichettata come “criminale”, non ci sta a lasciare le case forse sorte facendo tanti sacrifici, ma è certo che qualcosa si deve pur fare (e in questo le istituzioni hanno una grande responsabilità) altrimenti potremmo presto ritrovarci a piangere altri morti. E parafrasando il famoso detto: sarà inutile poi piangere su quelle bare.

Per il servizio completo di Mattino Cinque, cliccare qui


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