Caso Ospina. L’Asl Napoli 1 apre un’inchiesta sull’incidente: perchè


Il match di ieri Napoli- Udinese è stato un mix di gioia e panico. Tutti felici ed entusiasti per lo splendido 4 a 2 azzurro e per il ritorno al goal di Mertens, ma tutti seriamente preoccupati per David Ospina. Il portiere azzurro dopo un brutto calcione in testa da Pussetto, è stato prontamente fasciato e medicato dallo staff sanitario azzurro, nonostante ci fosse già il sospetto di trauma cranico. Ma per volontà dell’estremo difensore, è rimasto in campo a continuare la sua gara, fin quando non è crollato scatenando il panico.

Per fortuna ora Ospina sembra stare meglio, non si sono riscontrati problemi gravi, se non un accertato trauma cranico che lo costringe in osservazione ancora per poco tempo. Ma il portiere è stato dal primo momento cosciente e vigile.

Ma proprio per come sono avvenuti i soccorsi e di alcune scelte prese dai sanitari, che l’Asl Napoli 1 ha deciso di aprire un’inchiesta in quanto non sarebbe stato rispettato alla lettera il protocollo di trasporto dell’atleta in ospedale. Infatti, stando a quanto confermato anche da Il Mattino, i responsabili del servizio sanitario all’interno dello stadio avrebbero commesso alcune leggerezze e superficialità che avrebbero potuto mettere a rischio la vita del portiere. Infatti l’unità di emergenza sanitaria ha il dovere di consultare il 118 prima di ogni trasferimento in ospedale di atleti durante le manifestazioni sportive, in quanto secondo le condizioni del paziente il 118 decide in quale struttura adeguata trasportarlo. Invece ieri in maniera quasi arbitrale Ospina è stato trasportato all’Ospedale San Paolo, ma quest’ultimo non prevede neanche un reparto di neurochirugia, quindi la scelta migliore sarebbe stata quella di trasportare l’atleta al Cardarelli.

In tutto questo caos dovuta ad una mancata comunicazione, è arrivata quasi subito l’attenuante dal titolare del servizio emergenza allo stadio verso il responsabile del 118, confermando che le direttive sono arrivate da un componente dell’Asl Napoli 1 presente nell’equipe sanitaria del campo. Una tesi da confermare in quanto nessun dipendente dell’azienda sanitaria doveva trovarsi in campo.


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