Da Icardi a Callejon: quando i calciatori diventano ostaggio degli ultras


Quello accaduto ieri pomeriggio al Benito Stirpe ha dell’incredibile. Perché alcuni ultras abbiano rifiutato la maglia di Josè Callejon è francamente difficile da spiegare. Non si tratta affatto di un gesto banale, specie se il protagonista è un calciatore incensato per le sue qualità da professionista esemplare. Callejon, infatti, rappresenta l’archetipo di giocatore modello, sempre dedito alla causa della squadra e mai polemico. Perché, quindi, la sua maglia è stata rigettata al mittente?

Nella storia del calcio sono diversi gli esempi in cui i calciatori finiscono nel mirino degli ultras, e quella di ieri è solo l’ultima di tante contestazioni polemiche o, addirittura (come il caso di Callejon) senza senso. In tempi più recenti, si può ricordare quanto accaduto a Mauro Icardi, attaccante dell’Inter. Era il 2015, e la squadra nerazzurra perdeva malamente in casa del Sassuolo. A fine gara, l’argentino lanciò la propria maglia all’indirizzo dei tifosi interisti presenti al Mapei Stadium. Gli ultras, per tutta risposta, rilanciarono la maglia addosso ad Icardi. Un episodio che fece particolarmente scalpore, poi, fu quello che vide protagonista Gigio Donnarumma. Il portiere del Milan subì una contestazione simile lo scorso campionato, quando, durante un Atalanta-Milan, gli ultras rossoneri rifiutarono la sua maglia a fine partita.

Come detto, il rifiuto della maglia è un gesto evidentemente molto grave, e che racchiude in sé molteplici significati. Quello di Callejon, quindi, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi dove gli ultras continuano a dettare legge, incuranti delle conseguenze delle loro azioni. Il Napoli non sta vivendo un periodo semplice, come dimostrano i recenti risultati. La vittoria di Frosinone, quindi, poteva essere la giusta medicina per curare via ogni tossina. Il gesto compiuto degli ultras, invece, ha destabilizzato una squadra che non ha certamente bisogno di pressioni e contestazioni in un momento così delicato. Per un’azione compiuta da un singolo, che fa capo ad una minoranza, si rischia di distruggere quel rapporto fondamentale che deve necessariamente esistere tra squadra e tifo, elemento imprescindibile per conseguire ogni vittoria.


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