Questo non è un film: una delle (vere) facce di Napoli


“Questo non è un film”, nella sua versione integrale, è l’insieme di quattro diverse declinazioni di Napoli che formano un cortometraggio lungo poco più di mezz’ora. Lo scopo del filmato è quello di mostrare la Napoli dei poveri, degli emarginati, delle vittime, ma senza per questo mettere in cattiva luce la nostra città, come avvenuto per altri lavori cinematografici e televisivi: quello che risalta in Questo non è un film è la solidarietà, la collaborazione, la volontà di aiutare nel proprio piccolo a cambiare qualche destino, la speranza. Il cortometraggio è suddiviso nelle seguenti parti:

La Scomparsa: racconta del centro “La Tenda”, della cui comunità è responsabile Don Antonio Vitiello, la quale è un rifugio per quelle persone che altrimenti dormirebbero in strada o in auto. Questa comunità aiuta inoltre l’inserimento e il reinserimento in società dei rifugiati , salvandoli, come afferma Don Antonio, dal cimitero, dall’ospedale o dalla prigione;

– Vita sul pianeta Scampia: qui il quartiere è raccontato come se fosse un pianeta a parte con suoi propri abitanti, i quali chiedono aiuto agli abitanti degli altri pianeti ma non vengono compresi. A un certo punto tuttavia capisce che per cambiare basta poco, e la diffusione di tale “segreto” muterà lo stato delle cose;

– Storia d’Ammore: descrive la difficile realtà di una comunità da, praticamente, sempre mal vista, quella dei nomadi. L’amore tra un italiano, in precedenza un po’ razzista, e una rom, all’inizio è ostacolata da tutti ma, una volta che avviene l’apertura verso il prossimo cadono le incomprensioni e le differenze. I membri della comunità rom raccontano il proprio amore per l’Italia, nonostante la vita tra le discriminazioni e in un campo senza acqua né luce, perché del resto nel nostro Paese vivono meglio. I pregiudizi nei loro confronti sono falsi, non è vero che rubano i bambini, che si dedicano tutti alla delinquenza, che sono oziosi: una ragazzina alla quale viene chiesto cosa le piace di Napoli, risponde “i musei, le arti”. La Bellezza, ancora una volta, si manifesta quale elemento universale e unificante, uno strumento inclusivo – perché, e mi rivolgo alle istituzioni, non mettere la Bellezza al centro di un progetto di integrazione?;

– La guerra di ogni giorno:è dedicata alle vittime innocenti della camorra. Don Tonino Palmese afferma che le vittime innocenti della criminalità non sono persone che si trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, perché gli innocenti sono sempre le persone giuste nel posto giusto che fanno ciò che è giusto: sono quelli che ammazzano che stanno nel posto sbagliato, al momento sbagliato. È una visione che ribalta un modo di pensare, che sottolinea il prevalere dell’onestà, la quale deve assumersi anche il compito attivo di isolare i “cattivi”, poiché non basta “farsi i fatti propri”.

Il cortometraggio, che potete visionare sotto questo articolo, è scritto e diretto da Stefano Maria Palombi, da un ‘idea di Antonio Di Battista e Manuel Musilli, realizzato con il sostegno economico Chiesa Cattolica e a cura CEI.

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