Scorta alla Segre: vince l’odio. La senatrice torna ‘in un campo di concentramento’


Liliana Segre oggi ha quasi 90 anni. Nella sua vita ne ha viste tante. E’ uscita viva da un campo di concentramento ma mai avrebbe pensato nel 2019 di essere ancora vittima di razzismo. La sua libertà personale oggi come allora è infatti limitata e messa sotto scorta. Ogni giorno riceve circa 200 messaggi di odio e minacce di morte. Solo perché ebrea.

Eppure la storia della Segre dovrebbe far riflettere su come evitare certi errori commessi in passato. Perché l’indifferenza e la superficialità possono portare a un nuovo nazismo. E allora è bene tenere a mente e raccontare la sua infanzia.

LA STORIA – Nata nel 1930 da una famiglia di origine ebraica di piccoli imprenditori, perde sin da piccola la madre. Ad appena 8 bambina viene espulsa dalla scuola che frequenta a causa dell’entrata in vigore dei Provvedimenti in difesa della razza. Provvedimenti che prevedono il divieto per gli ebrei di frequentare la scuola pubblica di ogni ordine e grado.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, la famiglia Segre cerca di fuggire in Svizzera. Ma non ci riesce. Arrestati al confine dai nazisti, vengono rinchiusi prima nel carcere di Varese, poi in quello di Como e infine nel carcere milanese di San Vittore. Qui resteranno per quaranta giorni prima di essere deportati ad Auschwitz. Per la Segre numero di matricola 75.190.

Ormai vicini alla sconfitta, i nazisti tentano di cancellare il campo ed ordinano l’evacuazione. I pochi sopravvissuti vanno nel lager di Malchow. Nel ’45 arrivano i Russi a liberare il campo. Il comandante cerca di confondersi con la folla e getta la sua pistola che finisce vicino a Liliana. Lei, ad appena 14 anni, sceglie di non ucciderlo e non vendicarsi, perché la vita è un bene troppo prezioso.

Finalmente libera, Liliana cerca di farsi una vita. Ma i ricordi del campo sono troppo forti e la portano a soffrire di depressione. Soltanto in età matura, a 46 anni, trova la forza di raccontare e testimoniare la sua storia. E la Segre parte proprio dai giovani con incontri in diverse scuole. Racconti tutti privi di odio.

Per questo motivo nel 2018 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la nominata senatrice a vita.

“Finché avrò la forza, continuerò a raccontare ai ragazzi la follia del razzismo. Senza odio, senza spirito di vendetta. Sono una donna libera. E la prima libertà è quella dall’odio”.

SCORTA ALLA SEGRE – Oggi però la Segre vede la sua libertà messa in pericolo da una nuova forma di odio. Quella che si diffonde via social tra i giovanissimi. Per questioni di sicurezza, dovrà muoversi sotto scorta, controllata negli spostamenti da due carabinieri.

Un provvedimento che ha scatenato una vera indignazione da parte del mondo politico e degli intellettuali italiani.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha sottolineato come sia importante non rimanere indifferenti e non sottovalutare queste minacce.

“Liliana Segre, 90 anni, sopravvissuta al campo di concentramento ed alle camere a gas di Auschwitz, da oggi è sotto scorta. La misura di protezione l’è stata imposta dallo Stato a causa delle ignobili minacce che riceve quotidianamente. L’ex Ministro degli Interni, Matteo Salvini, per tutta risposta, si limita a minimizzare la cosa paragonandosi a Lei e dichiarando che “anche lui riceve ogni giorno minacce”. È un segnale pericolosissimo per la nostra democrazia e noi ci schiereremo sempre dalla parte di Liliana”.

Anche l’ex presidente del Senato Pietro Grasso scrive di quanto sta accadendo.

“Sono sicuro che Liliana Segre non sia preoccupata, lei che ha guardato negli occhi ben di peggio delle minacce che ha ricevuto. Voglio dirle che, in ogni caso, può stare tranquilla perché la sua incolumità è nelle mani degli uomini e delle donne dell’Arma dei Carabinieri, dello Stato. Io sono orgoglioso delle nostre Istituzioni che, nel difendere lei, difendono la dignità di tutti noi.

Quando vi dicono che il razzismo non esiste, che il fascismo non può tornare, che Forza Nuova è una minoranza folkloristica, avete la dimostrazione che non è vero. Che queste sono orrende scuse, il seme dell’indifferenza.
Una parte di questo Paese vive nell’odio e nel rancore. Provate a mettere da parte solo per un istante l’incredibile storia personale di Liliana Segre: oggi c’è qualcuno che se la prende violentemente con una signora di 89 anni che non odia, non insulta, non minaccia. La sua unica “colpa” sta nella fermezza morale con cui ricorda a tutti noi i rischi dell’indifferenza, nel sorriso con cui fa scivolare via quei brutti insulti. E, questo, è un enorme problema culturale, oltre che una vergogna.

Sarebbe bello se a Liliana Segre, se a questa signora che potrebbe essere vostra nonna, oltre alla protezione dei Carabinieri arrivasse quello dell’abbraccio di tutti i cittadini per bene”.

Un appello a riflettere è invece lanciato dal giornalista David Sassoli, ora presidente del Parlamento Europeo.

“Che Liliana Segre, testimone della Shoah, a 89 anni sia costretta a vivere sotto scorta per le minacce ricevute è una cosa che, davvero, dovrebbe far riflettere tutti”.

Contro l’odio è anche il ministro Teresa Bellanova.

La commissione contro l’odio è nata grazie a Liliana #Segre e vogliamo che sia lei a guidarla. Siamo sicuri che tutte le forze politiche parlamentari, nessuno escluso, sosterranno la sua candidatura con convinzione. La battaglia contro l’odio non ha colore politico. pic.twitter.com/guEY3buvuv

— Teresa Bellanova (@TeresaBellanova) November 8, 2019

Forte il commento dello scrittore Erri de Luca.

E allora fanno riflettere le parole della Segre, in un libro, a proposito delle leggi razziali.

“All’improvviso eravamo stati gettati nella zona grigia dell’indifferenza: una nebbia, un’ovatta che ti avvolge dapprima morbidamente per poi paralizzarti nella sua invincibile tenaglia. Un’indifferenza che è più violenta di ogni violenza, perché misteriosa, ambigua, mai dichiarata: un nemico che ti colpisce senza che tu riesca mai a scorgerlo distintamente”.

Un’indifferenza che oggi come allora è ancora presente.


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