Crollo Ponte Morandi, documenti ne attestavano il rischio: “Devo ridurre i costi”


Nel giugno dello scorso anno l’Italia ha conosciuto una delle pagine più nere della sua storia di cronaca, il crollo del Ponte Morandi. Da alcuni sviluppi di questi giorni sono emersi documenti che dal 2014 ne attestavano il rischio.

Fino a questo momento tutto era caduto nel silenzio di una catastrofe e basta. I dirigenti dell’ASPI avevano sempre dichiarato che la Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) non ha mai presentato nessun report circa questa pericolosità.

La guardia di finanza però ha trovato e sequestrato un registro di Atlantia. Si tratta di un documento sulla programmazione del rischio. Un report redatto dall’Ufficio rischio di Autostrade che è passato dai vari consigli di amministrazione sia di Aspi che di Atlantia.

Nel biennio successivo, dal ‘14 al ’16 si parla quindi di un rischio crollo. Ma nel 2017 si trasforma in un “rischio perdita stabilità“. L’attestato sembrerebbe essere stato presentato al CDA per informare i vari azionisti, e soprattutto per chiedere ulteriori consulenze tecniche.

Questo cambio di dicitura tra il 2016 ed il 2017 è dovuto alla volontà di ritardare gli interventi strutturali necessari. Una leggerezza quindi che è costata molto cara ai cittadini genovesi e a tutti gli italiani.

La criticità infatti era stata data, imbellettata, trasformata, ma notata. Per questo erano comunque attesi dei lavori di ristrutturazione. Purtroppo però questi lavori dovevano iniziare nell’autunno del 2018, quando era già troppo tardi.

L’elemento più grave di tutta questa storia però è l’intercettazione di una telefonata di Michele Donferri Mitelli, responsabile della Manutenzioni di Aspi. Mitelli ha così dichiarato al telefono, secondo quanto ha riportato il giornalista Marco Bertorello: “Che sono tutti questi 50… me li dovete toglie tutti.  Devo spendere il meno possibile, sono entrati i cinesi, sono entrati i tedeschi, devo ridurre al massimo i costi… Lo capisci o non lo capisci?

Il numero 50 di cui parla il responsabile si riferisce al voto che viene assegnato ad ogni ponte. Sotto questa soglia la struttura dovrebbe essere dichiarata inagibile e chiusa al traffico. Ma i soldi sono stati un evidente problema che ha portato alla tragedia.

Ieri sera anche Roberto Battiloro, padre della vittima Giovanni Battiloro, ha espresso il proprio disappunto una volta appreso la notizia. Ed è per le persone come lui, per le vittime ed i loro familiari, che la faccenda deve proseguire e far luce su tutta la verità.


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