Napoli, è psicosi da coronavirus. I medici: “Non allarmatevi al primo starnuto”


L’allarme coronavirus è ormai scattato a Napoli, e ha dato già il via a una psicosi di massa. All’ospedale Cotugno sono state preparate le stanze ad alto isolamento, ma, secondo quanto riporta La Repubblica, sono anche scattati ben tre allarmi ingiustificati.

Il primo sos è partito intorno alle 15:00 della giornata di ieri. Una 63enne residente a Napoli e da tre giorni rientrata dallo Sri Lanka è arrivata al Cotugno, trasferita a bordo di un’ambulanza del 118. Tutti hanno subito pensato che avesse contratto il coronavirus, ma probabilmente la donna è stata portata in ospedale per un errore “geografico”: gli operatori avrebbero confuso il paese dell’Asia meridionale con la regione cinese dove il virus si è sviluppato.

I sintomi che accusava la paziente erano quelli comuni di una sindrome influenzale, tipica di questa stagione e in linea con i virus stagionali. I medici del polo infettivologico, in ogni caso, hanno effettuato un tampone oro-faringeo. E dal laboratorio è arrivata subito la conferma del virus influenzale.

Poche ore dopo è arrivata al Cotugno un’insegnante con sintomatologia analoga. Anche per lei, tuttavia, il test è risultato positivo per virus influenzale. Il terzo paziente invece, un sacerdote, non è stato nemmeno sottoposto a tampone: i medici non ne hanno avvertito alcuna necessità.

Intanto nell’ospedale Cotugno, il primo del Sud per le malattie infettive, si inizia a temere che scatti la psicosi da coronavirus a Napoli. Ciò comporterebbe il rischio di sovraffollamento del pronto soccorso e delle corsie. Ed è per questo che il direttore del dipartimento Rodolfo Punzi, lancia un appello.:

Tutti i medici di famiglia, guardia medica, quelli del 118, del territorio e degli altri presìdi ospedalieri si attengano scrupolosamente alle linee guida del ministero della Salute“. Queste ultime stabiliscono che il paziente sospettato di aver contratto il virus debba, negli ultimi 14 giorni, avere visitato le aree interessate dall’epidemia o essere stato a contatto con un operatore sanitario proveniente da quelle zone o che abbia assistito soggetti colpiti dal virus.

E va ribadito che la trasmissibilità del virus è più bassa di quella dell’influenza e del morbillo: ciò tranquillizza noi medici“, continua Punzi. “Perciò invitiamo popolazione e colleghi a non allarmarsi al primo starnuto o colpo di tosse con rialzo febbrile“.


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