Il sito Netxstrain, guidato da Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, ha pubblicato una mappa genetica dalla quale si evince che il coronavirus Sars-Cov-2 è entrato più volte in Europa, per la volta a Monaco di Baviera, in Germania. Il focolaio tedesco potrebbe avere alimentato la catena del contagio in maniera silenziosa, senza essere riconosciuto: “Dal primo febbraio circa un quarto delle nuove infezioni in Messico, Finlandia, Scozia e Italia, come i primi casi in Brasile, appaiono geneticamente simili al focolaio di Monaco”.
La catena del contagio potrebbe essere stata la seguente: un dipendente della Webasto, azienda bavarese, sarebbe stato infettato da una collega di Shanghai giunta a Monaco il 19 gennaio per partecipare a un meeting aziendale. Tre giorni prima la donna aveva avuto contatti con i parenti, provenienti da Wuhan, quando la portata dell’infenzione non era ancora evidente.
La donna cinese non presentava sintomi all’arrivo in Germania, mentre il collega tedesco presentava alcuni sintomi; durante il volo di ritorno in Cina, la donna si è sentita male risultando positiva il 26 gennaio. Nel frattempo l’uomo era tornato al lavoro perché stava meglio, ma dopo il test ha scoperto di essere il paziente 1 in Europa. Altri tre dipendenti della Webasto successivamente sono risultati positivi, di cui uno presente al meeting e due che avevano avuto contatti con il paziente 1. Nei giorni seguenti la sede della Webasto viene chiusa per 15 giorni poiché i contagi erano saliti a sette. Nessun altra misura di quarantena o isolamento è stata presa.
All’inizio di febbraio la scoperta del paziente 1 italiano, di Codogno, la quale si trova a 45 chilometri di distanza da una delle diverse sedi della Webasto nel Nord Italia. Nel frattempo, dunque, da Monaco il coronavirus era già sceso in Italia e non a caso i primi di contagi italiani si sono registrati in un’area prossima alle sedi dell’azienda di Monaco.