Mascherine: quanto costano realmente e perché raggiungono prezzi esorbitanti


Gli italiani, si sa, sono un popolo poco abituato ad agire oggi per avere un vantaggio futuro, e portato inoltre a prendere in giro gli altri per comportamenti percepiti non in linea con la filosofia del Dio vede e provvede. Così per anni abbiamo sfottuto gli asiatici abituati a portare la mascherina anche quando avevano un semplice raffreddore, salvo poi cadere nel panico quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus. È cominciata così la caccia alle mascherine con la conseguente speculazione sui prezzi, un gioco molto facile visto che quasi la totalità degli italiani non ha la più pallida idea di quanto costino in tempi non di emergenza.

MASCHERINE: QUANTO COSTANO VERAMENTE?
Partiamo subito con dire che non esiste un prezzo prefissato ed omogeneo sul tutto in territorio nazionale. La legge prevede che un rivenditore possa praticare un prezzo applicando una maggiorazione entro il 60% del prezzo di acquisto. Esempio: se una farmacia acquista un articolo a 1 euro, può venderlo massimo a 1,60 euro.

Samuele Falcone, consulente di marketing che ha contratti di lavoro con gestori cinesi di e-commerce, ha spiegato a Le Iene, nell’ambito di un servizio su delle mascherine FFP3 vendute a 60 euro l’una a Milano: “L’introvabile FFP3, se fatta arrivare in Italia in grandi quantità, può costare all’importatore da 1,3 a 2,9-3 euro. Le FFP2, o anche le N95, una certificazione americana del tutto simile, vengono importate a prezzi dai 2 euro ai 2,5. Di mascherine chirurgiche invece ce ne sono di due tipi: quella suggerita per uso civile si trova anche a 0,20-0,30 euro mentre quelle per uso sanitario, sempre a seconda delle quantità ordinate, possono essere pagate dall’importatore tra i 35 e i 50 centesimi di euro”.

Falcone spiega poi come si arriva a prezzi così esorbitanti:

“Prendiamo ad esempio una FFP3. Chi la importa lo fa a 1,3 euro e vuole farci un margine del 10% e così la venderà al rivenditore locale a 1,43. Questi a sua volta, che rifornisce ad esempio le farmacie, l’acquista a 1,43 e aggiunge un suo margine del 20%: quindi la venderà alla farmacia a 1,71 euro. La farmacia infine applica il suo margine, ad esempio il 25%, al quale dovrà aggiungere l’Iva, che verrà pagata dal consumatore finale. E così potrà vendere a 2,13 euro più il 22% di Iva. Normalmente quindi il consumatore finale acquisterebbe la mascherina a 2,59 euro. È successo però che a qualsiasi livello di questa catena di distribuzione è stato aumentato il prezzo di vendita, in modo esponenziale. La richiesta era altissima e la disponibilità limitata: e così a partire dal produttore il prezzo del bene è stato alzato, fino ad arrivare ai prezzi davvero importanti pagati dal consumatore finale, al dettaglio”.

Ce ne passa parecchio, tuttavia, prima di vendere una mascherina chirurgica anche a 13 euro, o una FFP3 a 60 euro. Spesso c’è chi specula (non era il caso della farmacia di Milano del servizio di Le Iene, che aveva applicato una maggiorazione entro i limiti di legge e che, dunque, le aveva acquistate già a un prezzo esagerato), come un caso riportato dalla Guardia di Finanza il 12 marzo 2020, intervenuta contro una commerciante che vendeva mascherine chirurgiche a 13 euro: “la Compagnia di Campobasso ha svolto preliminari accertamenti presso l’esercente scoprendo che questi aveva acquistato le mascherine ad un prezzo di 0,85 l’una. Un ricarico quindi del quasi 1500% sul prezzo di acquisto”.

CHE COSA FARE?
Quando il prezzo di una mascherina ci sembra troppo alto è sempre bene avvertire le forze dell’ordine che faranno i controlli del caso. L’articolo 501 bis del codice penale prevede il reato di manovre speculative con la pena della reclusione fino a 3 anni e la multa fino 25822 euro.


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