Coronavirus, rischio seconda ondata di contagi: cosa bisognerà fare per evitarla


I numeri sulla situazione coronavirus in Italia cominciano a essere meno drammatici di quelli delle settimane scorse. Se tutti i cittadini continueranno a osservare le norme di condotta si potrà uscire dalla fase 1, quello della quarantena generalizzata, per entrare nella fase 2, ossia il primo passo verso il ritorno alla normalità. Una transizione che, però, deve essere gestita nel modo corretto altrimenti si rischia una nuova ondata di contagi e il ritorno allo stato di emergenza: ogni sforzo a quel punto sarà stato vano. Finché non saranno pronti vaccini e cure specifici non si potrà tornale alla situazione pre-emergenza.

Giorgio Palù, virologo past president della Società europea di virologia e consulente di Luca Zaia, è stato intervistato da Quotidiano.net: “L’epidemia per spegnersi prevede che la popolazione debba rispettare rigorosamente alcuni punti essenziali: distanziamento e isolamento sociale. Se si allentano le misure si può avere un rimbalzo“.

Ha spiegato inoltre cosa sta facendo la Regione Veneto per evitare contagi di ritorno da coronavirus: “Abbiamo previsto l’avvio di uno studio sulla prevalenza del virus mediante test sierologici attendibili. Una mappa che possa individuare anche dove esiste una immunità specifica. Il Veneto ha inoltre attivato un progetto di tamponi a tutto il personale medico sanitario, alle case di riposo, e ai responsabili di funzioni pubbliche essenziali. Vogliamo indicazioni sull’andamento del fenomeno, e impedire contagi di ritorno, che potrebbero venire da casi sporadici provenienti da altri territori”.

Esclusa la possibilità di effettuare tamponi a tappeto sulla popolazione, tuttavia: Riteniamo opportuno iniziare a mappare rapidamente i soggetti cosiddetti asintomatici, mediante test sierologici, da eseguire in forma estesa. Non occorre testare cinque milioni di veneti, parlo di strati di popolazione, per valutare quante persone si sono infettate, la letalità, i tassi di morbosità, capire com’è diffusa l’immunità e come sia duratura nel tempo”.


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