Napoli e i panni stesi: Stracci, pigiami e tute. Il coronavirus cambia il bucato, segno che la gente resta a casa


I vicoli di Napoli e i panni stesi. Un’immagine cartolina della nostra città che spesso ha fatto il giro del mondo. Perché Napoli è anche questo. Vedere tra le strade del centro storico e sui balconi delle case i vestiti appesi allo stendino pronti a essere asciugati al sole e con il vento.

Un ‘bucato ecologico’ che riempie di colori le vie del centro, con le magliette, i jeans e i vestitini di tutti i tipi e tutte le taglie. Ora però cambia lo scenario e appesi ai fili o ai balconi  di Napoli compaiono solo i panni tipici della casa. Pigiami, tute, stracci per pulire e disinfettare.

Il coronavirus trasforma le abitudini dei campani. E #iorestoacasa, frase sentita ai telegiornali e su ogni social è ormai diventata un mantra. Anche nei vestiti lavati e pronti a essere di nuovo indossanti si nota come i napoletani stiano rispettando alla lettera le misure restrittive volute dal premier Conte e da De Luca. Nessun capo che fa pensare a qualcuno che possa essere sceso in strada. Le lavatrici infatti si riempiono di calzini, tute e pigiami.

E se in alcuni Comuni, come Civitanova (nelle Marche) è stato proibito di appendere i panni fuori ai balconi (con multe dagli 80 ai 500 euro), questa tradizione a Napoli resta. E diventa anche un’installazione d’arte, come a luglio dello scorso anno con l’opera “Cromie – I colori del sole, dallo zenit al tramonto” curata da Salvatore Iodice. Da via Toledo a tutto Vico Due Porte, i balconi furono pieni di camicie delle tinte del sole che formarono un tramonto speciale. Ora invece si aspetta l’arcobaleno, quello degli striscioni dei bambini appesi sui balconi accanto ai panni che fanno da cornice ai nuovi scenari urbani della città.


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