L’Istat conferma: Covid-19 è la causa responsabile della morte nell’89% dei decessi


L’Istat in collaborazione con l’ISS ha stilato un rapporto sull’impatto dell’epidemia da Covid-19 sulla mortalità nazionale, analizzando le cause della morte dei deceduti positivi a Sars-Cov-2. Se le precedenti diffusioni avevano l’obiettivo di descrivere l’impatto della pandemia sui livelli di mortalità totale nei primi mesi del 2020, qui vengono approfonditi gli aspetti epidemiologici.

Tali aspetti sono quelli legati alla presenza di malattie o gruppi di malattie pregressi che hanno contributo al decesso dei positivi al fine di comprendere in quanti casi il Covid-19 sia stato effettivamente la causa principale, direttamente responsabile del decesso e quale sia stato il ruolo di altre malattie.

Sono state analizzate le informazioni riportate dai medici in 4.942 schede di morte di soggetti diagnosticati microbiologicamente con test positivo al Sars-Cov-2 (il 15,6% del totale dei decessi notificati al Sistema di Sorveglianza Integrata ISS fino al 25 maggio). Nelle schede di morte sono certificate, oltre a Covid-19, quelle condizioni e malattie che hanno avuto un ruolo nel determinare il decesso.

Il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test Sars-Cov-2, mentre per il restante 11% le cause di decesso sono le malattie cardiovascolari (4,6%), i tumori (2,4%), le malattie del sistema respiratorio (1%), il diabete (0,6%), le demenze e le malattie dell’apparato digerente (rispettivamente 0,6% e 0,5%).

La quota di deceduti in cui il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età, raggiungendo il valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni e il minimo (82%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni.

Il Covid-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono, infatti, concause di morte preesistenti al Covid-19 nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nella classe di età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%.

Il 71,8% dei decessi di persone positive al test Sars-Cov-2 ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause. Associate al Covid-19, le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18% dei decessi), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenze inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l’obesità.

Le complicanze del Covid-19 che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l’insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da stress respiratorio acuto (ARDS) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).

In base all’analisi condotta sulle schede di decesso, il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia è la causa iniziale, nell’89% dei decessi, ovvero 9 volte su 10, di persone positive al test Sars-Cov-2.

In questi casi, la morte è quindi causata direttamente dal Covid-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti e dalle sue complicanze. In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da Sars-Cov-2 non fosse intervenuta.

Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, il Covid-19 è comunque una causa che può aver contribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure.

La quota di deceduti in cui il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età, sebbene sia comunque elevata a tutte le età. Questa percentuale è dell’81%,nella classe 0-49 anni ed aumenta nelle classi di età successive raggiungendo il valore massimo del 92% a 60-69 anni, per poi ridursi leggermente nelle ultime classi.

I dati:

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