Coronavirus, il lockdown non era previsto al Sud: desecretati gli atti


Il 9 marzo del 2020 la nostra quotidianità è stata completamente stravolta. In una conferenza stampa e collegato su tutte le reti nazionali, il Premier Conte annunciò che l’Italia sarebbe entrata in lockdown.

A causa del coronavirus e per evitare ulteriori contagi, che al Nord erano già molti, si decise di blindare il paese; non si poteva più uscire di casa – se non per lo stretto necessario – e ovviamente non ci si poteva più spostare tra le regioni.

Nella serata di ieri è stata pubblicata la documentazione del Comitato tecnico scientifico e a base dei Dpcm che si sono succeduti nel corso della crisi sanitaria Covid-19. È stata la Fondazione Luigi Einaudi, attraverso il suo presidente Giuseppe Benedetto, a chiedere al presidente del Consiglio Conte che prevalessero “informazione e trasparenza”.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa al Senato a tal proposito ha spiegato: “I verbali del Cts sono stati consegnati a chi ne ha fatto richiesta. La trasparenza è una regola fondamentale”. Nel dettaglio si tratta di 5 verbali per oltre 200 pagine di testo, firmati dal Comitato. Sono datati 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e infine 9 aprile.

E’ in particolare sul verbale del 7 marzo che si stanno scatenando le ultime polemiche. Infatti come si può chiaramente leggere “il Comitato propone di distingue “zone rosse” da “zone gialle” e definisce due livelli di misure da applicare: uno nei territori in cui il virus si è maggiormente diffuso fin ad ora, l’altro per il restante territorio nazionale“.

Il Comitato tecnico-scientifico individua, pertanto, le zone in cui applicare misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi nell’intero territorio nazionale, nelle seguenti: Regione Lombardia e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro Urbino; Venezia, Padova e Treviso; Alessandria e Asti“.

Dunque il lockdown era previsto soltanto per questi territori, non per tutta l’Italia. Come mai poi Conte ha deciso di cambiare e chiudere in casa tutti gli italiani? Certo è che non è stata una cattiva idea, dato poi il numero elevato di contagi che hanno toccato il nostro Paese.


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