Rientro a scuola, i bambini rischiano? Burioni: “Negli Usa morti 101 su 476mila”


Roberto Burioni sul rientro a scuola – È già settembre, l’estate sta per finire e il ritorno a scuola è imminente. Tantissime sono le domande e le preoccupazioni di genitori, insegnanti, personale scolastico e ragazzi legate a questo rientro a scuola totalmente diverso da tutti i precedenti.

Con alcune di queste domande ha voluto confrontarsi l’immunologo Roberto Burioni sul suo blog Medical Facts. Più che da studioso, Burioni si è confrontato con due delle domande più frequenti anche un po’ da papà di una bambina di 9 anni che, a breve, tornerà in classe.

“La prima domanda che tutti ci facciamo è: i nostri bambini corrono rischi? A questa possiamo ragionevolmente rispondere perché abbiamo dati abbastanza affidabili. Basandoci sull’esperienza statunitense, dove i casi sono tanti e la sorveglianza molto buona, possiamo dire che in  grandissima parte i bambini non hanno gravi conseguenze da Covid-19: la loro malattia decorre quasi sempre in maniera clinicamente lievissima. Purtroppo quando parliamo di oltre sei milioni di casi totali, quel “quasi sempre” non corrisponde a “mai”.

“Negli Usa si sono ammalati 476 mila bambini, 4.163 sono finiti in ospedale e 101 sono morti. Questi sono i numeri, nudi e crudi: la valutazione può farla autonomamente ognuno di voi. C’è da aggiungere che si è visto che Covid-19 può provocare raramente nei bambini una malattia infiammatoria che insorge qualche settimana dopo la guarigione.

“Sempre negli Usa sono stati registrati 649 casi confermati che hanno causato 11 morti (inclusi nel 101 menzionati sopra). Infine, molti mi chiedono le conseguenze a lungo termine di quest’infezione: purtroppo le conseguenze a lungo termine saranno note solo a lungo termine, non essendo possibile fare alcuna previsione.

“La seconda domanda è: i bambini sono importanti nell’infettare gli adulti? Qui la questione è molto più complicata, perché i dati sono ancora contrastanti e contraddittori. Al momento, purtroppo, non è possibile fornire una risposta certa a questa domanda. Personalmente ritengo che sarebbe molto utile osservare con attenzione cosa sta accadendo in altri Stati che hanno già riaperto le scuole e che dispongono di un’ottima organizzazione sanitaria. Un esempio? La Germania.

“Infine, vorrei ricordare a tutti un importante elemento di valutazione: se da una parte c’è il rischio del Covid-19 e della sua diffusione, la non riapertura delle scuole non è comunque priva di rischi, privando i bambini della socialità e dell’istruzione. Il bilanciare questi rischi in una maniera complessivamente vantaggiosa per la società, come ho già detto, è compito della politica e non della scienza.

“Tuttavia, c’è una cosa che io, da scienziato, vorrei dire alla politica. Il 14 settembre si aprono le scuole e il 20 settembre si vota, con il solito allestimento dei seggi negli edifici scolastici e la coda di disinfezione e via dicendo. Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante.

“Non si dovrebbe votare nelle scuole e luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica. Fregarsene vuole dire tenere in poco conto l’importanza dell’istruzione, che a mio giudizio – dopo la salute – è la cosa più importante che esista”.


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