Gli effetti permanenti del Covid-19: affanno, nebbia nel cervello, problemi ai reni e al sistema nervoso


Negli ultimi tempi, molti studi si sono soffermati sugli effetti permanenti del Covid-19. Alcuni di essi hanno confermato la presenza di danni persistenti nei pazienti che hanno contratto il virus, pur essendo guariti. Anche il virologo Giulio Tarro, rivolgendosi ad AffariItaliani, ha confermato tale versione.

Anche dopo aver sconfitto la malattia, dunque, permangono alcune problematiche. Le più frequenti sembrerebbero essere legate ai reni e al sistema nervoso, oltre all’incombenza di un perenne stato di affanno, dolori ossei e muscolari all’altezza del torace.

“Sì, è vero. Come in ogni infezione ci sono  dei prolungamenti, anche a livello del sistema nervoso o che riguardano diversi organi, come il rene ad esempio. Nella seconda sindrome della Sars, quella sviluppata in Medio Oriente, una donna è morta per blocco renale, dopo aver accusato problemi respiratori. Inoltre, uno studio statunitense ha dimostrato quanto, in tempi di pandemia, sia necessario avere in tutti i reparti almeno la dialisi, perché i pazienti potrebbero ricorrervi” – ha spiegato Tarro.

“Per fare un esempio, in un reparto normale solitamente la necessità di dialisi è del 20%. Una volta intubati la necessità passa al 90%. Ci sono anche alcuni studi cinesi che spiegano gli effetti a lungo termine sul sistema nervoso. Attraverso la via olfattiva, infatti, c’è la possibilità di accesso del virus al sistema nervoso.”

Tra le complicazioni più frequenti, spicca quella della disapnea, come riportato dalla rivista Science. A seguito della guarigione, infatti, i pazienti mostrano difficoltà respiratorie, ciò che comunemente indichiamo come “affanno”. Andando a colpire i polmoni, infatti, il Covid-19 compromette proprio questi ultimi, sulla stessa scia della Sars e della Mers, pur essendo di entità più lieve.

Uno studio ripreso da Quotidiano Sanità, analizzava le condizioni di pazienti affetti da Sars nel 2003, dimostrando che le lesioni polmonari a loro carico permanevano anche dopo un arco temporale di 15 anni.

Significativa anche l’esperienza del giornalista Richard Quest, che dichiarò di non essere mai ritornato pienamente in forma dopo aver contratto il Covid. Il suo era uno stato di confusione permanente, quella che gli esperti chiamano “nebbia nel cervello”. Dunque, perdita di concentrazione, difficoltà di pensare e conseguenti problemi di memoria. Gli studi hanno avanzato l’ipotesi che tale fase di rallentamento cognitivo scompaia nel tempo, gradualmente.

Ancora, è possibile che i comuni sintomi del Covid-19 possano farsi sentire anche a seguito della guarigione. Tra questi tosse, perdita di gusto e olfatto, mal di testa, vertigini, insonnia, rash cutanei e aritmia. Validata, dunque, l’esistenza di effetti permanenti a carico del paziente affetto da Covid-19.


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