Uno studio rivela mutazione del Covid-19: più resistente a mascherine, disinfezione e distanziamento sociale


Uno studio americano avrebbe rivelato che è in corso una mutazione significativa del virus che ha messo in ginocchio una popolazione mondiale: il Covid-19.

Un gruppo di ricercatori statunitensi avrebbe infatti analizzato e messo a confronto, nell’area geografica di Houston, i genomi del virus risalenti alla prima ondata della pandemia, con quelli provenienti dalla seconda ondata di infezioni in corso. Gli studiosi, che lavorano nell’Università del Texas e in quella di Chicago, hanno analizzato oltre 5000 diverse sequenze genomiche, rilevando una significativa mutazione nel virus nel 99,9% dei nuovi casi.

In tutti i ceppi della seconda ondata, infatti, è stata rilevata una mutazione genetica nella proteina Spike, una variazione che è stata collegata ad una maggiore trasmissione e infettività.

Nei pazienti infettati con i ceppi variati, sarebbero state riscontrate cariche di virus significativamente più elevate nel tratto rinofaringeo. Secondo gli autori dello studio, la mutazione sarebbe il risultato delle mancate misure preventive adottate, le quali avrebbero reso il virus sempre più potente, fino ad aggirare anche i mezzi con cui si può fronteggiare il contagio.

Il timore dei ricercatori, dunque, è che con le varie mutazioni, il Covid-19 sarebbe in grado di resistere anche a tutte le norme che fino a questo momento sono considerate salvavita: utilizzo di mascherine, lavaggio e disinfezione delle mani e distanziamento sociale. 

Anche il virologo virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) ha espresso il suo timore:

“Se ci saranno conferme, tutto questo potrebbe avere implicazioni importanti sulla nostra capacità di controllare il virus”.

Ad oggi, però, non tutti gli esperti sarebbero ancora convinti da quanto emerso dallo studio, in quanto è una ricerca che deve essere ancora soggetta ad una verifica ‘peer-review’, ovvero di una revisione da parte di specialisti e personalità della comunità scientifica, i quali chiedono a gran voce nuovi studi sulle possibili mutazioni del virus.


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