L’immunità dal Covid-19 potrebbe avere breve durata: vaccino da ripetere ogni anno


Studio sull’immunità dal covid. Il covid-19 ha messo in ginocchio il Mondo intero, sotto l’aspetto sanitario e anche quello economico. Con il passare dei mesi in convivenza con questo virus, abbiamo imparato – grazie agli scienziati – che una volta stati infetti e successivamente guariti, c’è il rischio di riammalarsi di nuovo.

Molti i casi simili, in Italia e e in tutti gli altri paesi, quindi la protezione immunitaria degli anticorpi neutralizzanti non è del tutto efficace.

A suggerire che la protezione offerta dagli anticorpi di una prima infezione da SARS-CoV-2 possa essere di breve durata vi è un nuovo studio, basato sull’analisi del “comportamento” di altri coronavirus che infettano regolarmente le persone. Il coronavirus infatti non è uno solo, ma è una sottofamiglia di patogeni della quale fanno parte numerosi esponenti; fra essi quelli responsabili della SARS e della MERS.

È proprio studiando l’andamento delle infezioni innescate dai comuni coronavirus che si ipotizza una protezione limitata. A determinarlo un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Laboratorio di virologia sperimentale dell’Università di Amsterdam, che hanno collaborato con i colleghi dell’istituto INGENASA – Inmunología y Genética Aplicada SA di Madrid; del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Anversa e di altri centri di ricerca.

I risultati della ricerca sull’immunità al covid

Gli scienziati hanno analizzato i vari coronavirus nell’arco di 35 anni. Nello specifico, hanno analizzato oltre 500 campioni di sangue prelevati da dieci volontari a intervalli regolari durante il lungo periodo di tempo, analizzando le concentrazioni di anticorpi legati a ciascun tipo di infezione.

A ogni picco di immunoglobuline è stata associata una nuova infezione (poiché spesso i contagi da coronavirus non comportano sintomi, l’analisi degli anticorpi può essere un metodo valido – anche se non infallibile – per rilevare le trasmissioni silenti).

Incrociando tutti i dati, gli studiosi hanno rilevato da 3 a 17 reinfezioni per ciascun paziente. Alcune si sono ripresentate a circa 6 mesi dalla prima, ma più frequentemente attorno a un anno, e molto più frequentemente in inverno. In parole semplici, i coronavirus tornavano a infettare più o meno regolarmente i pazienti.

Non sappiamo sei il Sars-Cov-2 si comporti come gli altri coronavirus, ma essendo dello stesso ceppo potrebbe essere. Va tuttavia tenuto presente che lo studio ha coinvolto un numero limitato di persone, e che comunque gli anticorpi non rappresentano un metodo sicuro al 100% per rilevare un contagio.

I risultati, però, suggeriscono che un eventuale vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe dover essere somministrato a intervalli regolari, proprio come accade per quello dell’influenza.


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