Covid a scuola. Associazione dei Presidi: “In molte scuole il distanziamento è impossibile”


La riapertura delle scuole ha segnato il ripristino della normalità dopo i mesi di lockdown seguiti dalle vacanze estive. Nonostante le mascherine in classe, gli igienizzanti e gli afflussi e deflussi scaglionati, ritorna al centro della vita familiare l’istruzione che si riappropria della sua centralità nella costruzione delle future generazioni. Un cerchio che sembra finalmente chiudersi ma non senza problemi. In pochi giorni di frequenza sono già numerosi i casi di contagio accertati tra studenti e personale scolastico. Sezioni sanificate, classi in quarantena e in alcuni casi si è stati costretti alla chiusura dell’intero istituto per salvaguardare la salute di tutti. Un quadro che va complicandosi soprattutto nel Mezzogiorno dove le scuole da tempo ricevono meno fondi rispetto a quanto ne necessiterebbero. I dirigenti scolastici nel doversi districare tra rigorosi protocolli da applicare e risorse inconsistenti, vanno inevitabilmente a imbarcarsi tra le falle delle carenze strutturali del sistema Scuola. La prosecuzione delle attività diventa l’esigenza primaria ma sarà dura portarle a termine nel migliore dei modi dopo un avvio che già mostra tutti i suoi limiti. A confermare le difficoltà del settore è il presidente regionale A.N.D.I.S. (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) Campania, Pasquale La Femina.

In pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, in Campania già molte classi sono in quarantena e alcuni istituti sono stati costretti a chiudere. Quali sono le maggiori difficoltà organizzative che state riscontrando? 

«Siamo appena all’inizio dell’anno scolastico e sono purtroppo già tante le difficoltà presenti nelle scuole. A Napoli, in particolare per alcune zone (Secondigliano, Miano e San Pietro), è stata richiesta proprio in questi giorni la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado a causa del preoccupante aumento dei contagi e ci risulta che in queste ore sono diverse le scuole, anche in altre zone del nostro capoluogo, che presentano i medesimi problemi con intere classi in quarantena. In moltissime scuole della Campania ci risulta che il distanziamento degli alunni per tutto il tempo della loro permanenza nella scuola è quasi impossibile, soprattutto nella scuola dell’infanzia,  anche perché in molte situazioni con lo sdoppiamento delle classi non ci sono spazi sufficienti per sistemare i vari gruppi-classe. Inoltre nella nostra regione sono moltissime le scuole che, a causa di tante cattedre ancora da coprire e, in attesa delle nomine di supplenti chiamati dalle graduatorie provinciali delle supplenze (GPS), sono indotte a ridurre l’orario delle lezioni utilizzando i docenti presenti, con enormi difficoltà derivanti sia dai contagi, con docenti costretti alla quarantena e non utilizzabili, come da protocollo ASL per la didattica a distanza perché considerati in malattia, sia dalle normali assenze, per le quali diventa difficile la sostituzione. In questa contingenza di riduzione dell’orario e di doppi turni, il tempo pieno è una chimera e anche per il personale aggiuntivo (il cosiddetto organico Covid), per il quale il Ministero dell’Istruzione ha assegnato appositi fondi alle scuole, ci sono tuttora molti problemi per le nomine dalle graduatorie d’istituto, anche perché molti supplenti preferiscono attendere la nomina dalle GPS per supplenze annuali. L’emergenza sanitaria e la conseguente preoccupazione di assicurare le misure di sicurezza sta quindi determinando non pochi problemi, e a trovarsi in seria difficoltà sono ancora una volta i dirigenti scolastici che pagano anni di mancati investimenti, in particolare nell’edilizia scolastica che mostra ora drammaticamente tutti i suoi limiti. La nostra associazione in diversi documenti  aveva segnalato già prima dell’estate l’esigenza di un coordinamento tra i Ministeri dell’Istruzione, della Salute e dei Trasporti  per una gestione collegiale dei problemi della riapertura delle scuole». 

Parliamo dei banchi monoposto. Come siamo messi in Campania? Sono arrivati e in che percentuale di copertura delle scuole? Crede che siano indispensabili per diminuire il rischio contagio? 

«Quella dei banchi monoposto con le rotelle è un’altra “trovata” di chi probabilmente non è mai stato in una scuola. È assurdo pensare di tenere un alunno in uno di quei banchi per quattro o cinque ore.  Ci verrebbe da chiedere a un posturologo cosa ne pensa in merito. Al di là dell’assoluta inadeguatezza di un simile arredo, sono ancora tantissime le scuole che  non hanno ricevuto la fornitura promessa o ne hanno ricevuto solo una minima parte. Ma questo era anche prevedibile perché ci si è mossi in netto ritardo a fronte di una gigantesca gara di quasi due milioni e mezzo di banchi. In alcune scuole si è fatto di necessità virtù, adattando gli arredi alle nuove esigenze di distanziamento, ma per garantire la sicurezza non sono solo i banchi il problema».

Scudo penale per i presidi e personale scolastico. Cosa rischiate? Esistono dei punti dubbi o di difficile applicazione del protocollo che potrebbero mettervi in difficoltà e rischiare una denuncia penale? 

«Su questa questione molto delicata e che riguarda le responsabilità in capo al dirigente scolastico, ancora una volta siamo rimasti da soli. Avevamo invocato uno specifico scudo normativo, o comunque qualche forma di protezione rispetto a eventi per noi assolutamente non controllabili, che tenesse conto della particolare situazione delle scuole sul rischio di contagio, considerando anche il contesto e l’utenza, e  che mettesse al sicuro non solo i dirigenti scolastici, ma anche i docenti e il personale ATA, che non possono essere eventualmente ritenuti penalmente responsabili. Lo specifico emendamento  però, come è noto, non è stato accolto in sede parlamentare e quindi siamo molto preoccupati. Il passo indietro del governo ha dato a tutti una sensazione di “abbandono” e molti colleghi sono stufi dei ringraziamenti di circostanza, delle parole di solidarietà ed apprezzamento provenienti dai piani alti e a cui non seguono poi fatti concreti».

Come associazione di dirigenti scolastici, avete in questo momento altre richieste di interventi che ritenete indispensabili per mettere in sicurezza voi e gli studenti? 

«La pandemia, come ho già accennato, non ha fatto altro che mettere ancora più in evidenza e accentuare carenze che avevamo già evidenziato. Nelle scuole sono venute a mancare, per esempio, funzioni sanitarie prima svolte dai medici scolastici che avrebbero consentito di affrontare più efficacemente l’epidemia da Covid-19, con il controllo della sicurezza degli edifici scolastici e un’attenzione più diretta sugli aspetti igienico-sanitari.  Pensiamo che i tempi e le circostanze siano ora maturi per ripensare alla possibilità di riattivare il servizio di medicina scolastica in ogni istituto, anche per sopperire ai diversi problemi che si presentano.  Come pure in questa particolare fase di ripresa dei contagi occorrerebbe maggiore chiarezza da parte delle ASL per affrontare situazioni del tutto inedite in caso di assenze dovute a contagio o altre cause (rilascio certificazioni, quarantene fiduciarie).  Un altro aspetto, che rischia di vanificare il lavoro di prevenzione svolto dalle scuole e per il quale occorrerebbero maggiori controlli, è quello degli assembramenti di studenti in strada fuori dagli edifici scolastici. Ma la carenza più grave è quella degli spazi a disposizione che in moltissime realtà si sono confermati assolutamente insufficienti e non idonei».

Ipotesi nuovo lockdown. La Campania è pronta a sostenere una nuova prova di didattica a distanza malgrado il divario digitale tra Nord e Sud del Paese? Che tipo di efficacia può avere questo tipo di lezione?

«Con la didattica a distanza il nostro sistema scolastico ha dovuto adattarsi velocemente ad una nuova situazione, anche in Campania le scuole si sono adeguate all’emergenza e hanno dato subito una risposta efficace all’esigenza di non lasciare da soli gli alunni in un momento così difficile. Su questo versante c’è da sottolineare l’eccezionale lavoro svolto dai dirigenti scolastici e dai docenti nell’approntare, nel giro di pochi giorni, una nuova modalità di istruzione per molti aspetti problematica, non solo per l’indisponibilità di strumenti idonei ma anche per il particolare clima di ansia e di paura generato dalla pandemia. Sono state investite enormi somme per l’acquisto di PC, connettività, formazione. La situazione è comunque molto differenziata tra i vari territori e tra scuola e scuola, l’efficacia dipende da molteplici fattori (competenze digitali di studenti, famiglie e docenti, disponibilità di accesso a strumentazioni digitali e connessioni adeguate, collaborazione delle famiglie, ecc.). Grazie comunque anche all’esperienza maturata nei mesi di chiusura, saremmo ora maggiormente pronti ad utilizzare questa modalità, con la convinzione che essa non può sostituirsi a una relazione educativa in aula, in cui studenti e docenti comunicano non solo con le parole, con i libri, con i video, con gli strumenti tecnologici, ma soprattutto con gli sguardi, con l’incontro fisico e con tutti gli elementi della prossemica».

La riapertura delle scuole ha significato rivoluzionare un po’ tutto e anche affrontare spese non preventivate (termoscanner, igienizzanti, ecc.). Che contributi sono arrivati? Sono stati sufficienti?

«I  contributi sono arrivati, risultano adeguati e sono stati utilizzati al meglio, nonostante in Campania tantissime scuole fossero senza DSGA. Questa pratica dovrebbe essere la normalità ed essere messa a sistema, nel senso che si dovrebbero dotare  le scuole di tutti quei presidi (termoscanner, igienizzanti, supporto psicologico, ecc.)  sempre e non solo in tempi di pandemia, anche perché costituiscono strumenti utili per lo sviluppo delle competenze di cittadinanza. Quindi l’auspicio è che le scuole autonome possano ricevere i finanziamenti adeguati in maniera ordinaria».

Le risultano situazioni in Campania in cui le condizioni organizzative sono precarie?  

«Relativamente alle criticità tuttora presenti, credo di avere già risposto. Dobbiamo però dire che le scuole in Campania hanno potuto riaprire soprattutto grazie all’immane lavoro svolto dai dirigenti e dai docenti, sia nel periodo di chiusura per assicurare la didattica a distanza, praticamente senza mezzi, e sia durante l’estate e nel mese di settembre, insieme al rimanente personale, per garantire l’inizio delle attività didattiche in presenza. Nella nostra regione i problemi sono noti a tutti, possiamo quindi  dire senza ombra di dubbio che i dirigenti scolastici campani  con alto senso di responsabilità e di collaborazione istituzionale sono riusciti a fronteggiare, pur tra mille difficoltà,  i numerosi problemi, e continuano a  sopperire alle numerose carenze e agli effetti di un mancato coordinamento tra i diversi soggetti (Enti locali, aziende trasporti,  ASL, USR). Il pluralismo è una ricchezza e sulla scuola bisognerebbe essere più uniti, sempre. Come associazione, abbiamo offerto più volte la nostra disponibilità, sia all’assessorato all’istruzione della regione che alla direzione dell’USR della Campania, per una costante e costruttiva interlocuzione volta ad affrontare e possibilmente risolvere i  problemi della scuola in Campania, ma evidentemente c’è chi preferisce un “coro di solisti” e non ascoltare anche la voce dei dirigenti scolastici».

 


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