Ruba tre monete romane dal Parco di Paestum: dopo 30 anni si pente e le restituisce


I turisti si sa a volte possono creare danni alle opere d’arte. E’ successo ad un austriaco che si è seduto sulla ‘Paolina Borghese’ di Canova spezzandole le dita del piede, o a chi ha deciso di restituire dei reperti rubati a Pompei dopo 15 anni perché credeva portassero sfortuna.

Ora tocca a tre monete romane ritornare a casa dopo ben 30 anni dalla loro scoperta. A raccontare la loro storia è il Parco Archeologico di Paestum attraverso il profilo Facebook:

“Trovate circa trent’anni fa nell’area archeologica di Paestum, tre monete antiche di bronzo sono state consegnate oggi in forma anonima al direttore Gabriel Zuchtriegel. I funzionari del Parco già stanno provvedendo al restauro e all’inventariazione degli oggetti tra i quali spicca quello che secondo una prima analisi sembra essere un Quadrante di II secolo a.C. con testa barbata del dio Nettuno su un lato e l’immagine di un delfino sull’altro. Sotto la rappresentazione del delfino si leggono le lettere PAIS, abbreviazione del nome romano Paistom/Paestum dell’antica colonia ellenica fondata intorno al 600 a.C. sulla costa tirrenica dell’Italia meridionale e chiamata Poseidonia dai Greci”.  

“PENTITO” anonimo consegna 3 monete romane al Parco Archeologico di Paestum ‼️

📌 Trovate circa trent’anni fa nell’area…

Pubblicato da Parco Archeologico Paestum su Mercoledì 28 ottobre 2020

Come si legge sul sito:

“Si tratta dell’ultima in una serie di restituzioni da parte di persone “pentite” che hanno deciso di consegnare al Parco archeologico materiali custoditi a casa propria per renderli fruibili al pubblico e alla comunità scientifica, spesso dopo molti anni”.

Come dichiarato dal direttore:

“Ringraziamo chi ha fatto un gesto del genere anche se ricordiamo che è preferibile segnalare subito ogni ritrovamento di carattere archeologico perché solo in questa maniera possiamo risalire al contesto originario degli oggetti che è fondamentale per la conoscenza e per l’inquadramento scientifico dei materiali”.

Intanto continuano gli scavi stratigrafici nei pressi del c.d. tempio di Nettuno, il più grande e meglio conservato dei tre templi pestani ancora visibili sul sito. Il progetto di scavo, che si inserisce in un più ampio intervento volto a implementare un sistema di monitoraggio sismico sul tempio, potrebbe gettare luce su alcuni degli aspetti ancora poco chiari, quali per esempio la cronologia precisa e il culto connesso all’edificio.

 


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