Covid, Napoli piange un altro medico. Il sindacato: “Continuiamo a lavorare in prima linea”


Nella giornata di oggi, Napoli si ritrova a dire addio a un altro specialista ambulatoriale: è morto il medico Raffaele De Iasio, direttore sanitario del Centro Penitenziario “Pasquale Mandato” di Secondigliano, nonché specialista in medicina legale.

Il medico aveva 61 anni ed era ricoverato presso l’Ospedale Cardarelli, dove ha trascorso i suoi ultimi giorni. Una perdita, la sua, che si aggiunge a quella di tanti altri medici in prima linea contro il coronavirus. Nella giornata di oggi il covid si è portato via anche un diabetologo di Torre del Greco, Luigi Pappalardo, di soli 62 anni.

Medici morti per onorare il giuramento d’Ippocrate, per tenere gli ambulatori aperti e permettere ai pazienti di trovare assistenza anche nel pieno della pandemia. La specialistica ambulatoriale interna di Napoli piange la scomparsa di due specialisti, entrambi poco più che sessantenni. Questo il ricordo di Gabriele Peperoni, vicepresidente nazionale del SUMAI (Sindacato unico di medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità):

In meno di un mese abbiamo perso tre colleghi. La dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che ci troviamo al cospetto di un nemico che non guarda in faccia a nessuno, che sta colpendo tutte le categorie mediche e sanitarie indistintamente e subdolamente. Donne e uomini che nonostante il pericolo continuano a svolgere il proprio dovere, la propria professione, la propria missione.

Gli specialisti ambulatoriali del SUMAI – dicono dal sindacato – onoreranno i propri caduti continuando a lavorare e operare negli ospedali, nell’università ma soprattutto nelle strutture territoriali e a domicilio dei pazienti. Questo nonostante spesso non vengano forniti dispositivi di sicurezza e mezzi all’altezza dei rischi incombenti, come sottolinea il SUMAI.

La notizia del medico di Secondigliano morto per covid, così come del diabetologo di Torre del Greco scomparso oggi, ci dà un’idea di quanto il coronavirus sia un nemico subdolo, e di quanto siamo ancora impreparati ad affrontarlo. “Alle famiglie dei colleghi caduti va la più profonda solidarietà e vicinanza di tutti gli specialisti, di tutti i medici“, conclude Gabriele Peperoni.


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