Pif: “Maradona è ancora il feticcio del Sud che non cambia. Napoli uno ‘spreco de Dios'”


A quasi due settimane dalla morte di Maradona, Pierfrancesco Diliberto, o meglio conosciuto come PIF, si è lasciato andare al ricordo del campione tirando in ballo le criticità del Sud Italia. L’articolo, pubblicato su ‘Editoriale Domani’, pone l’accento su Napoli e di come abbia contribuito al dolore del campione.

Maradona, l’articolo di Pif

Il testo, intitolato ‘Diego Maradona è ancora il feticcio del Sud che non cambia’, tira in ballo le parole di Antonio Cabrini, essendo il pensiero dei due personaggi non tanto distante l’uno dall’altro.

Pif, infatti, scrive: “Da qualche giorno mi interrogo sul perché la morte di Maradona mi abbia innervosito così tanto. Ad accendere la lampadina sono state le affermazioni di Antonio Cabrini.”

Quest’ultimo aveva dichiarato: “Se Maradona avesse giocato nella Juventus forse oggi sarebbe ancora qui perché l’ambiente lo avrebbe salvato. L’amore di Napoli è stato tanto forte e autentico quanto, ribadisco, malato.”

A lui si accoda Pif, scrivendo: “La cosa ha offeso molto i napoletani, tra l’altro il fatto che Cabrini sia un giocatore simbolo della Juventus ha peggiorato la situazione. Un po’ forse scomposto nei tempi e nei modi, ma il concetto penso sia abbastanza condivisibile. Napoli è stata una madre con un amore viscerale per il proprio figlio e se gli avesse dato qualche scappellotto, lo avrebbe aiutato.”

Dunque la parentesi dolorosa della vita del campione, stando alle loro parole, sarebbe in buona parte da accusare alla città di Napoli, quella che più di tutte ha dato a Diego tutta la stima e l’amore che meritava.

La polemica si riversa anche sul popolo napoletano: “Il mio nervosismo nasce da come Napoli, e il meridione, viva il lutto della morte di Maradona. Chiaro che la scomparsa del giocatore più bravo del mondo provochi tristezza. Ma che nel 2020 questi diventi simbolo di rivalsa di un popolo lo trovo preoccupante.”

“La realtà è che Maradona veniva considerato, e da oggi ancora di più, un santo laico. Colui che ci fa le prodezze, ci fa sognare e ci fa andare orgogliosi della nostra città, della nostra provenienza meridionale. Perché lui rappresentava il sud del mondo.”

Eppure, stando alle sue parole, né Maradona né nessun Santo riuscirebbe a frenare gli innumerevoli problemi del Sud. Tra questi cita ‘l’invasione di formiche addosso a una malata ricoverata in terapia intensiva a Napoli’, un fatto non accertato e che si legherebbe alle criticità della sanità campana, quella che riceve meno fondi di tutte le altre ma che è riuscita ugualmente a fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

Continua: “Se si basa tutto il proprio orgoglio su un simbolo, senza però che questo ti stimoli a migliorare, senza nessuna conseguenza pratica, l’orgoglio è fuffa!”

Eppure, non c’è nessun legame tra i problemi del Sud, sicuramente presenti, con il ricordo di un talento indiscusso del mondo sportivo. Commemorare uno dei più grandi campioni del Napoli non significa sminuire le criticità della città e tirarle in ballo in un momento dedicato alla commemorazione è del tutto fuori luogo.

Poi chiude nel modo seguente: Il sospetto è che noi meridionali idolatriamo Maradona non solo per il suo talento e il suo carisma, ma soprattutto per quel famoso goal di mano durante la partita contro l’Inghilterra. Quotidianamente, infatti, pensiamo di svoltare la giornata segnando un goal con la mano e andiamo a letto pensando di essere stati furbi e che l’arbitro non ci abbia visti. Purtroppo la vita è un arbitro attentissimo, ma noi nonostante i ripetuti fischi continuiamo a giocare come nulla fosse, pensando di essere i migliori. Vantandoci della nostra prodezza.”

“E mentre festeggiamo, abbiamo un’unica certezza: Napoli, Palermo e tutto il sud d’Italia, non sono ‘la mano de Dios’, ma semplicemente ‘lo spreco de Dios'”.


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