Anche Saviano si scaglia contro la rimozione delle bancarelle da Port’Alba


Anche il celebre autore di Gomorra, Roberto Saviano, si oppone alla decisione degli  agenti municipali di multare i librai di Port’Alba per occupazione di suolo pubblico.

Questi sono alcuni dei passi che Saviano ha scritto nel suo post su Facebook: A Napoli c’è una strada, Port’Alba, che collega piazza Bellini a piazza Dante. Si passa sotto un arco e ci si trova nel luogo cittadino delle librerie. In realtà dovrei utilizzare il passato: ci si trovava nel luogo delle librerie. La libreria Guida, storica sede di tanti incontri culturali nella sua Saletta Rossa, ha chiuso da tempo. Poi ci sono gli altri librai, riferimento per tutta la città e per la provincia nel corso della campagna scolastica e celebri per le bancarelle, posizionate davanti ai loro negozi e piene di libri usati, fuori catalogo, miniere di carta trascurate”. Prosegue raccontando il suo rapporto con quel luogo: “Port’Alba e la bellezza di perdersi tra i libri – prosegue lo scrittore – Trascorrevo lì interi pomeriggi e con 10mila lire tornavo a casa con una busta piena di libri.

Oggi le bancarelle non ci sono più e la strada è vuota, a causa di una zelante applicazione della legge, che ha finito per costringere alla resa i librai indipendenti, già eroici nella loro resistenza alla crisi dell’editoria. Non era legale occupare quel suolo pubblico? L’imperativo era regolarizzare e agevolare un’usanza diventata caratteristica imprescindibile di quel luogo”.

Come tutti noi, anche Roberto Saviano, amareggiato si scaglia contro questa decisione: Si sono usati tanti aggettivi per Napoli, belli e brutti: un caleidoscopio inesauribile di qualità e difetti – va avanti l’autore di Gomorra – Ne mancava uno, ma bisogna oggettivamente prendere atto del fatto che oggi Napoli con questa scelta diventa una città stupida. È stupida perché non è possibile che nessuno sia stato in grado di trovare una soluzione di compromesso con pragmatismo per evitare che un altro schiaffo, dopo la chiusura di tante librerie, fosse assestato sul volto già tumefatto della cultura cittadina”. Infine, conclude dicendo: Le cose semplici diventano impossibili – conclude lo scrittore – e la città che fu terribile e meravigliosa si trova a essere stupida. E oggi ha perso il suo cuore di carta e inchiostro”.

 

 
 

 

 


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