Vaccini anti Covid, l’Italia non ha i bioreattori per produrli: occorrono 4 – 6 mesi


L’Italia non possiede un numero sufficiente di bioreattori per produrre i vaccini anti Covid e, anche se li acquistasse adesso, ci vorrebbero dai quattro ai sei mesi per cominciare a produrre le dosi. Lo afferma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che giovedì incontrerà il ministro Giorgetti al Mise per parlare della possibilità di realizzare in Italia i vaccini, svincolandosi dunque dalle case farmaceutiche produttrici che finora hanno dimostrato di non essere affidabili sulla consegna delle fiale nel numero e nei tempi concordati.

I bioreattori fanno “vivere” i vaccini anti Covid

Secondo Scaccabarozzi il problema dei brevetti non sussiste. Il nodo sarebbe, bensì, quello dei bioreattori, ossia quelle macchine capaci di provocare una bioreazione nel vaccino rendendolo dunque un prodotto “vivo”, diversamente da altri farmaci che sono “semplici” prodotti di sintesi. “Le aziende che si trovano in Italia – spiega Scaccabarozzi – per produrre il vaccino devono avere le macchine necessarie. Importante anche l’infialamento: alcune hanno già delle macchine per questo passaggio della produzione, ma bisogna vedere se sono adatte a infialare proprio quei vaccini”.

I tempi non sono comunque brevi: La produzione di un vaccino non è come realizzare altri farmaci: un vaccino è un prodotto vivo, non di sintesi, va trattato in maniera particolare. Il vaccino – continua il presidente di Farmindustria – deve avere una bioreazione dentro una macchina che si chiama bioreattore. Insomma, non è che si schiaccia un bottone ed esce la fiala, da quando si inizia la produzione passano 4-6 mesi.

L’Italia, insomma, è impreparata verso lo scenario di autoproduzione nonostante il settore farmaceutico sia di assoluto rilievo. Giocare d’anticipo era possibile? Al momento, non è dato saperlo.


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