Un anno dopo è ancora lockdown: oggi abbiamo i vaccini, ma non vengono consegnati


Un anno dopo è ancora lockdown. Oggi si chiama zona rossa ma le differenze nelle restrizioni sono minime: riguarda la Campania, la Basilicata ed il Molise, ma sono molte le regioni che non se la passano bene e che potrebbero passare in rosso dalla prossima settimana. Tra queste a rischiare di più c’è sicuramente l’Emilia Romagna, che vede lockdown locali a Bologna e Modena, Reggio Emilia in arancione scuro.

L’Italia è alle prese con la terza ondata, dovuta alle varianti, tra cui quella inglese è certamente la predominante. La brasiliana preoccupa pur essendo stata riscontrata “soltanto” nel 4% dei casi, poiché dalle prime evidenze – ma in assenza di studi scientifici in proposito – sembra resistere ai vaccini poiché in grado di indebolire gli anticorpi. Nessun problema di efficacia invece nei confronti della variante inglese. Non solo: uno studio dell’Università di Bristol conferma che basta una dose singola di AstraZeneca per avere un’efficacia dell’80,4% per una durata di tre mesi, al termine del quale ci sarebbe il richiamo. Questo vuol dire che se si procedesse adesso alla vaccinazione di massa, si potrebbero arginare le varianti predominanti.

Se un anno fa, tuttavia, eravamo alle prese con un virus pressoché sconosciuto, oggi abbiamo a disposizione dei vaccini che sulla carta avrebbero potuto evitare nuovi lockdown, dunque nuovi sacrifici alla popolazione sia dal punto economico che psicologico. Uno studio condotto dalla Irccs di Pavia ha messo un luce un dato allarmante: tra i giovani i ricoveri per autolesionismo ed i tentati suicidi sono aumentati entrambi nel 50% nel trimestre che va da ottobre 2020 a gennaio 2021, in Lombardia. È ovvio immaginare che una situazione simile la vivano tutti i ragazzi italiani, e non solo i ragazzi.

Per questo motivo appaiono inaccettabili ed osceni i ritardi non solo nella consegna delle dosi dei vaccini da parte delle case farmaceutiche, in forte ritardo rispetto agli impegni presi, ma anche – talvolta – nella somministrazione stessa delle dosi. È vergognoso che l’Italia abbia cominciato a pensare alla produzione propria dei vaccini dopo quasi un anno dal primo lockdown, facendo emergere di non avere tutti gli strumenti necessari, mentre una nazione come Cuba ha invece sviluppato il proprio vaccino nonostante l’embargo. È scandalosa la passività dei Governi rispetto alle case produttrici, che fanno quel che vogliono, in maniera arbitraria e dopo aver ricevuto sovvenzioni dagli Stati e dunque dai cittadini alle prese con i lockdown.


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