Gli Stabilimenti Vaccinici: così i Borbone organizzarono l’imponente campagna contro il vaiolo


In un’Italia che ormai da più di un anno combatte contro il Covid-19 ed attualmente si trova davanti ad enormi difficoltà circa il reperimento e la somministrazione dei vaccini, può essere d’aiuto ripercorrere il passato per scoprire come i nostri avi affrontarono emergenze simili, in particolare in quel Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie) governato dai Borbone, i quali dal 1734 in poi ebbero il merito di dare vita a uno stato indipendente capace di dare un contributo importantissimo alle arti, alle scienze, alle tecnologie.

La nascita degli Stabilimenti Vaccinici

Re Ferdinando I con il Decreto n. 141 del 6 Novembre 1821 diede ufficialmente il via alla prima campagna vaccinale della storia, quella contro il vaiolo, prevedendo non solo pene severe per i trasgressori ma anche dei premi, a sorteggio, per chi si sottoponeva alla somministrazione. I parroci avevano il compito di scrivere su un foglio il nome di tutti i vaccinati e inserirli in un’apposita urna, dalla quale veniva estratto il fortunato vincitore di una somma in denaro. Ai vaccinati veniva consegnato un cartellino, una sorta di passaporto vaccinale ante litteram che dimostrava l’avvenuta somministrazione. Non solo: Ferdinando, fermo sostenitore dei vaccini, combatté i no-vax dell’Ottocento anche facendo sottoporre a vaccino i suoi stessi figli, dopo la morte di Carlo Tito – l’erede al trono – proprio a causa del vaiolo quando stava per compiere 4 anni di età, nel 1778.

Gli Stabilimenti Vaccinici: così i Borbone vinsero la guerra contro il vaiolo

Due fratelli, solo quello a destra era stato vaccinato contro il vaiolo. Foto scattata dal dottor Alan Warner presso il reparto di isolamento nell’Ospedale di Leicester, nel Regno Unito, nei primi anni del Novecento

Il sovrano nel 1802 fece sorgere gli Stabilimenti Vaccinici, attraverso un Dispaccio della Reale Segreteria delle Finanze del 22 luglio dello stesso anno, la cui sede era il Reale Albergo dei Poveri. Essi erano guidati da due pugliesi: Michele Troja, chirurgo personale del Re originario di Andria, e Antonio Miglietta, medico originario di Carmiano, in provincia di Lecce. La Direzione Vaccinica era l’organo composto da 10 professori vaccinatori che non solo hanno provveduto alle vaccinazioni nella capitale, ma anche nelle altre province del Regno e perfino nelle campagne.

Nel 1803, per dimostrare agli scettici che il vaccino contro il vaiolo funzionava, la Direzione Vaccinica organizzò una serie di “controprove” all’ospedale della Santissima Annunziata di Napoli, la principale istituzione del Regno incaricata ad accogliere i bambini senza genitori. La malattia flagellava in special modo i piccoli di età portandoli alla morte o, se sopravvivevano, lasciando orrendi segni sul volto fino alla cecità. Davanti a numerosi testimoni alcuni medici chirurghi non appartenenti al Corpo de’ Pubblici Vaccinatori inocularono il vaccino a 18 ragazzi: 6 proveniente dalla Ruota degli Esposti, 6 dall’Albergo dei Poveri e 6 dal popolo. “Per lo spazio di un mese – scriveva Antonio Miglietta – si fè mostra al Pubblico da tempo in tempo di quegl’individui innestati ad arte; e l’ultimo prodotto del travaglio fu quello di riconoscere in essi un’immunità inalterabile in faccia al vaiolo”.

Superato lo scoglio dei no-vax del tempo, tra il 1808 ed 1809 furono eseguite più di 400mila vaccinazioni a Napoli e nelle province, più del 17% dei nati vivi del Regno. Nel solo 1822, quando il vaccino era diventato obbligatorio, il numero delle vaccinazioni fu di ben 103.079: un numero enorme considerato che parliamo di due secoli fa.

Grazie al lavoro dei medici del tempo e soprattutto di Antonio Miglietta, il quale per due secoli fu il più strenuo sostenitore della campagna vaccinale e che dovette combattere contro la resistenza di genitori diffidenti e medici inerti, la vaccinazione divenne per la prima volta una profilassi di massa costituendo un vero e proprio punto di svolta nella storia. La guerra al vaiolo proseguì negli anni e la scuola napoletana operò anche dopo l’Unità d’Italia, salvando la vita a milioni di milioni di persone.

Fonti:
Antonio Miglietta, l’“apostolo della vaccinazione pel Regno di Napoli”: una vita al servizio della pratica vaccinica. Saggio di Caterina Tisci, da L’Idomeneo (n. 17 del 2014), rivista dell’Università del Salento.


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