Covid, Bassetti: “Altre ondate? A ottobre assisteremo a un nuovo incremento di casi”


Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive all’ospedale San Martino di Genova, ha parlato dell’eventualità di nuove ondate di covid, ipotizzando un incremento di casi previsto per l’autunno.

Bassetti, nuove ondate covid: “A ottobre nuovo incremento di casi”

Innanzitutto ha analizzato la situazione attuale, in netto miglioramento rispetto ai mesi precedenti: “Inizia una nuova settimana che speriamo ci porti verso una ulteriore riduzione dei contagi e dei ricoveri. A livello nazionale siamo intorno al 5% di tasso di positività dei tamponi e ormai sono più di 10 giorni che il numero dei ricoverati in ospedale continua a scendere sia nei reparti medici che di terapia intensiva. Ci stiamo mettendo alla spalle anche la terza ondata”.

“Ci saranno altre ondate future? Dipenderà da quanti vaccini faremo entro il prossimo autunno, ma è probabile che a ottobre/novembre assisteremo a un nuovo incremento di casi. Ovviamente si spera che saranno pochi e che sapremo gestirli e controllarli senza tornare a chiusure e coprifuoco. Questo si chiama ‘imparare a convivere con il virus'”.

Quanto alla carenza di dosi afferma: “Sul fronte vaccini, per le mancanze occorre acquistarli a livello extra-europeo: ci sono milioni di vaccini di tutte le marche disponibili anche da domani. Basta avere la volontà e la capacità di comprarli”. Un parere in linea con l’orientamento del Presidente campano, Vincenzo De Luca, che ha già stipulato un contratto di fornitura con l’azienda produttrice di Sputnik, andando oltre i vaccini contrattualizzati dall’Unione Europea.

Secondo il professor Bassetti bisognerebbe proseguire nel modo seguente: “Occorre adesso procedere con tante prime dosi a più persone con più di 65 anni possibili, spostando molto in là la seconda dose (tattica inglese) fino a 42 giorni e più per Pfizer e oltre 3-4 mesi per AstraZeneca”.

Infine, ribadisce l’efficacia degli anticorpi monoclonali: “Noi qui in Liguria andiamo alla grande con i monoclonali (siamo a circa 80 pazienti trattati). Perché le altre regioni li usano così poco o non li usano affatto? Li abbiamo chiesti a gran voce dallo scorso agosto e ora che ci sono perché non sono utilizzati? Sono disponibili per tutti e ovunque. Vanno usati di più organizzando protocolli di collaborazione con i medici di famiglia”.


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