Ristoranti al chiuso, Galli: “Quante persone a tavola? Dipende dal numero di vaccinati


Ristoranti al chiuso – per Galli dipende tutto dai vaccinati a tavola. L’Italia si avvicina pian piano a diventare tutta bianca. Sono infatti altre 4 le regioni che si apprestano dal prossimo 7 giugno a passare al limite minimo di restrizioni. A cambiare colore – salvo sorprese – dovrebbero essere Veneto, Liguria, Abruzzo e Liguria. Il verdetto arriverà con i dati del monitoraggio di oggi e con le decisioni della cabina di regia, prima dell’ordinanza del ministro Roberto Speranza.

Per le zone bianche, nelle ultime ore, regioni e Governo hanno discusso riguardo al limite massimo di persone che potranno sedersi ai tavoli di bar e ristoranti sia all’aperto che al chiuso. Sono le regioni a spingere per un cambiamento a favore dei ristoratori e per allargare le maglie delle restrizioni ancora vigenti sul territorio italiano. A commentare questo possibile cambiamento ci ha pensato Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che all’AdnKronos ha detto la sua al riguardo.

Quante persone a tavola nei ristoranti all’aperto e al chiuso in zona bianca o gialla? E’ diverso avere una tavolata di 10 vaccinati rispetto a una tavolata di persone non vaccinate. Quattro a tavola o di più? Dipende da quanti sono immunizzati. A oggi non sarebbe stato più il caso di parlare del numero delle persone che possono sedere insieme in un ristorante al chiuso, se avessimo avuto più gente vaccinata. E’ una questione destinata ad essere, spero, superata molto alla svelta. Ora decidano coloro i quali hanno la responsabilità di decidere“.

Galli insomma, così come Lopalco, ribadisce il concetto di dover accelerare il più possibile la campagna vaccinale, unico mezzo per poter uscire dalla crisi covid: “Sarebbe stato pleonastico oggi andare a discutere di 4 persone a tavola, piuttosto che sei o 8 nei ristoranti al chiuso se ci si fosse dati più da fare, più rapidamente, per mettere insieme un’anagrafe vaccinale, per stabilire dei criteri ragionevoli per cui si potesse dare alle persone una ‘patente’ indicativa, almeno, di una minore facilità ad infettarsi. Fortunatamente allo stato attuale dei fatti, il procedere delle vaccinazioni consente qualche nota di ottimismo.


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