Chiude la “Comunità delle Genti”, 40 persone ritornano in strada: appello al Vescovo


Un anno fa, in piena pandemia, grazie all’impegno del Cardinale Sepe, nacque “Comunità delle Genti” una struttura capace di ospitare 40 senzatetto, in Via di Filippo a due passi dal Teatro San Ferdinando.

Un anno in cui gli ospiti ritrovando energie fisiche e mentali hanno avuto la possibilità di ricercare un futuro personale migliore di fronte alle forse globali di questo inizio secolo ed accentuate dal covid.

Comunità delle Genti, rifugio per senzatetto

Un gruppo eterogeneo di uomini e donne, italiani e non, hanno trovato rifugio e nel tempo speranza, “quella speranza che non è rivolta solo al futuro, ma già spera e opera nel presente” — Come scritto al vescovo, Mons Mimmo Battaglia — in una lettera appello, affinché la struttura non chiuda i battenti il prossimo 30 giugno con gravi disagi per gli ospiti tutti. La convinzione dei senza fissa dimora è che il Vescovo e la chiesa di Napoli, ricchi di energia e di esperienze positive capaci di tradursi in buone pratiche di solidarietà, di giustizia e di promozione del bene comune, la cui difesa interpella coloro che vogliono abitare in tempo presente, intervengono per tenere questo spazio aperto e proseguire nello sforzo avviato. ” Perché il nostro percorso non è ancora terminato — dicono all’unisono gli ospiti — ritornare in strada sarebbe un fallimento“.

Alcuni di essi sono ancora alle prese con problemi burocratici: domicilio e carta di identità, tesserino sanitario…altri abitano con problemi fisici e necessitano di cure e terapia farmacologica quotidiana; tutti, però, uniti con la voglia di “risorgere, ponendo al centro la ricerca del bene di ciascuno e di tutti. Non chiudere o almeno:
Una proroga di almeno 100 giorni significherebbe non alimentare speranze ma far sì che quanto iniziato sia portato a termine per un futuro migliore — ci dicono gli ospiti della comunità”-.
D’altronde accogliere è un’azione umana e in quanto tale è un dovere. -“Non una scelta, se pur religiosa, in quanto la chiesa non è un’istanza etica, è gioia del Vangelo vissuto e come tale deve tendere la mano al bisognoso“- ci dice un ospite che gradisce l’anonimato.


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