Napoli vicina alle donne afghane, l’assessore Menna: “Regna la paura, aprire corridoi umanitari”

COURTESY PHOTO del cargo


Quello che sta accadendo in Afghanistan sta scuotendo il mondo. Vent’anni di guerra tra vita umane spezzate e milioni spesi, in fumo in pochi giorni. I talebani si sono ripresi il potere e ciò implica che le minoranze, gli omosessuali e le donne non hanno più diritti. La loro libertà sta per finire, ragazzine sopra i 12 anni e donne non sposate sono infatti considerate un bottino di guerra. Gli omosessuali verranno condannati a morte.

Il velo tornerà a coprire i volti di giovani donne afghane e i loro occhi si spegneranno nuovamente, non ci sarà nessuna possibilità di studiare o lavorare. Gesti semplici come mettere lo smalto sulle unghie o vestirsi con un jeans saranno vietati. Nessuna possibilità di ribellarsi. Chi può sta cercando di scappare. Le immagini degli afgani che prendono d’assalto gli ultimi arei in partenza sono un pugno nello stomaco. In molti hanno deciso di morire così, caduti nel vuoto dopo essere rimasti aggrappati alle ali di un aereo in partenza. Carghi che si riempiono come non mai di vite umane che cercano di sopravvivere.

In questo contesto i Paesi stanno pensando ad evacuare le ambasciate e i nostri connazionali. Non sono stati ancora aperti corridoi umanitari per consentire a chi vuole di andarsene dall’Afghanistan. E su questo si è espressa anche l’Assessore alle Pari Opportunità, Libertà civili e Salute del Comune di Napoli, Lucia Francesca Menna. Un post che racchiude il pensiero di tanti e che vuole lanciare un appello ad agire presto:

Un appello lanciato dalle donne afghane che non può passare in silenzio. Non hanno nomi perché adesso regna la paura, leggo che sono nascoste nelle cantine e io come donna innanzitutto, come assessora alle pari opportunità invito ad una riflessione politica proprio perché non possiamo tacere ma dobbiamo alzare forte la nostra voce. L ‘Europa, l’Occidente tutto che si fa portavoce di diritti conquistati nel corso della Storia non può non sentirsi addosso la responsabilità di quello che accadrà alle donne afgane. Questo é il momento di dimostrare con fatti concreti che non saranno ammesse dalla comunità internazionale politiche che riportino le donne a realtà inammissibili. Non possiamo lasciare sole le coraggiose donne afgane che si sono fatte portatrici di cambiamenti importanti e che ora rischiano la vita. C’è la necessità e l’urgenza di aprire corridoi umanitari e mettersi in contatto per attivare una rete di protezione e di mostrarsi fermi nei difendere questi principi anche attraverso iniziative politiche importanti“.


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