Reazioni avverse e morti correlabili al vaccino anti-covid: i dati reali dell’Aifa


L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, ha presentato il rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini contro il covid, rendendo noti i dati e le informazioni sui rischi e i benefici del farmaco rilevati nel periodo che va dal 27 dicembre 2020, data di inizio delle somministrazioni, al 26 dicembre 2021.

Aifa presenta il rapporto sulla sicurezza dei vaccini covid

Stando ai dati raccolti ed elaborati in un anno, le reazioni avverse a seguito delle somministrazioni, indipendentemente dal farmaco utilizzato o dal tipo di dose, sono state pochissime: su oltre 108 milioni di dosi inoculate le segnalazioni per sospetti eventi avversi sono state 117.920. Di queste l’83,7%,e dunque la maggioranza, si colloca nell’area dei disturbi non gravi.

Le segnalazioni sono giunte soprattutto all’inizio della campagna, probabilmente a causa dell’elevata attenzione per il tema, e in riferimento soprattutto al vaccino Pfizer (68%) per il fatto che è stato quello più utilizzato. Nessun effetto preoccupante né per le terze dosi né per la vaccinazione eterologa che, al contrario, ha mostrato una migliore tollerabilità. Nei bambini gli eventi preoccupanti risultano ancor meno frequenti e riguardano soprattutto casi di febbre, stanchezza, mal di testa e vomito.

Rarissimi i decessi correlabili alla somministrazione: in un anno sono stati 22, dunque con un tasso di 0,2 ogni milione di dosi somministrate. Di queste 10 si riferiscono ai casi di trombosi trombocitopenica relativa ai vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson.

Sugli esiti fatali correlabili, Pasquale Marchione, responsabile dell’ufficio segnalazioni Aifa, ha spiegato: “Si tratta di pazienti anziani fragili e con patologie in cui il vaccino ha determinato una reazione sistemica globale che ha scompensato il quadro clinico fino all’eventuale decesso”.

Altri 10 si riferiscono ai fallimenti vaccinali che si sono verificati in soggetti che avevano completato il ciclo vaccinale ma a debita distanza si sono infettati con il covid sviluppando una forma di infezione particolarmente grave.


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