Omicron 2 e rischio quinta ondata: cosa può accadere secondo gli esperti


La sottovariante Omicron 2, appartenente al ceppo ormai predominante in Italia come confermato dal recente report dell’Istituto Superiore di Sanità, continua ad avanzare spingendo gli esperti a chiarire che cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi considerando il rischio di una quinta ondata.

Omicron 2, il parere degli esperti sul rischio di una quinta ondata

La BA.2, meglio conosciuta come Omicron 2, risulta essere più contagiosa rispetto al ceppo originario ma non causerebbe una malattia più severa. In più la vaccinazione con terza dose riuscirebbe ad offrire una buona protezione dal contagio ma soprattutto dalle forme più gravi.

Inoltre, chi è già risultato positivo alla variante Omicron risulterebbe poco esposto al contagio con la BA.2. La situazione, invece, è diversa per coloro che hanno contratto il covid più di sei mesi fa o lo scorso anno, periodo in cui circolavano maggiormente le varianti Delta e Alpha. In questo caso, infatti, il rischio di reinfettarsi nuovamente, stavolta con Omicron 2, è maggiore.

Omicron 2 e reinfezione: chi rischia di contagiarsi di nuovo

Per tale motivo Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, non esclude la possibilità di andare incontro ad una quinta ondata della pandemia. A ‘La Stampa’, infatti, ha dichiarato: “E’ difficile dire se stiamo andando incontro alla quinta ondata. Molto dipenderà da noi, dai comportamenti che assumeremo nelle prossime settimane. Se pensiamo che il virus non c’è più e abbandoniamo le buone pratiche di igiene corriamo un rischio enorme”.

Secondo Ricciardi se l’aumento dei casi dovesse proseguire di pari passo con l’allentamento delle misure si rischia di compromettere anche la stagione estiva. “Se togli le mascherine a maggio ci sarà una risalita il cui picco è prevedibile proprio tra giugno e luglio” – ha rivelato a ‘Il Messaggero’.

L’epidemiologo Luigi Lopalco, intervenuto all’Adnkronos, ha commentato: “Per dire se c’è o non c’è un’ondata dobbiamo semplicemente guardare i dati. E il fenomeno che stiamo osservando in questo momento è sicuramente l’innesco di una nuova ondata. Sono abbastanza ottimista anche perché non è escluso che l’arrivo della bella stagione ci possa aiutare”.

A rifiutare l’idea di mantenere le restrizioni è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova, che all’Adnkronos Salute ha dichiarato: “Se siamo di fronte a una nuova ondata è una questione di definizioni e poco importa. Bisogna proteggere i fragili, non c’è nient’altro da fare. Con questi livelli di trasmissione non funziona nessuna misura parziale quindi proseguiamo con le riaperture. Fermarle non serve contro un virus che ha un indice di contagio così alto”.

Altri esperti pur mettendo in guardia dalla risalita dei contagi escludono l’avvento di un’ulteriore ondata come quelle già registrate in passato. Tra questi Fabrizio Pregliasco, direttore dell’IRCSS Galeazzi di Milano, che, intervenuto durante la trasmissione radiofonica ‘Un giorno da pecora’, ha spiegato: “Si tratta dell’ondata di un virus più tranquillo. Diciamo che più che una quinta ondata è un rialzo della quarta”.

Una posizione condivisa anche da Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che tramite Facebook ha chiarito: “Io non credo che siamo di fronte a una quinta ondata, almeno per come abbiamo vissuto le precedenti. Siamo di fronte ad una prima ondata di un’infezione completamente diversa. E’ la prima ondata di un virus depotenziato per le sue conseguenze cliniche perché i nostri ospedali hanno pressione zero”.

Sulla stessa scia Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, che all’Adnkronos ha sottolineato: “Stiamo osservando una brusca ripresa dei contagi ma non siamo di fronte a una quinta ondata. I contagi saliranno ma le ospedalizzazioni al momento non ci preoccupano. Il problema è che è possibile che tra un mese, a Pasqua, potrebbero salire anche i ricoveri. E’ un dato che va messo in conto”.


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