Campi Flegrei, cosa potrebbe succedere. Il presidente INGV: “Ci sono 2 scenari possibili”

I Campi Flegrei


Per comprendere meglio cosa sta accadendo nella zona dei Campi Flegrei, con frequenti e anche intense scosse di terremoto avvertite da Napoli a Pozzuoli, il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, nel corso dell’audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera, ha fatto il punto sulla situazione del bradisismo, facendo previsioni possibili su cosa potrebbe succedere e se esiste realmente il rischio di un’eruzione.

Campi Flegrei, cosa potrebbe succedere e rischio eruzione: parla l’esperto

A seguito dell’ultimo sciame sismico, con una scossa di magnitudo 4.2 – al momento la più forte mai registrata negli ultimi 39 anni – così come la preoccupazione dei cittadini, si sono intensificati anche i controlli e i monitoraggi giornalieri.

A fornire chiarimenti sulla situazione attuale e i possibili scenari futuri è stato il presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che nel corso dell’audizione ha esordito dicendo: “Il bradisismo si è riattivato 10 anni fa solo che la velocità dell’innalzamento del suolo sta aumentando, producendo come conseguenza anche la sismicità che conosciamo. Come INGV ovviamente siamo in prima linea per capire cosa sta accadendo, a che profondità si trova il magma, i rischi legati alla sismicità e al vulcanismo”.

“Al momento per quanto ne sappiamo il magma si trova alla profondità di 5/6 km quindi non è in vicinanza della superficie, anche se nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita i tempi sarebbero estremamente rapidi. La vera camera magmatica è più profonda, si trova probabilmente a 8/10 km di profondità. Stiamo verificando quale può essere la variazione dei gas emessi che può essere un segnale significativo, della potenziale evoluzione”.

Campi Flegrei: gli scenari possibili

A detta dell’esperto, sarebbero due gli scenari possibili. Il primo si rifà ad una situazione di elevata sismicità temporanea e non allarmante, come si è già verificata dal 1982 al 1984. Il secondo, invece, più critico, potrebbe collegarsi ad una eventuale eruzione che, tuttavia, non per forza dovrebbe rivelarsi catastrofica.

Sul primo punto, Doglioni ha sottolineato: “Nei prossimi giorni capiremo il trend anche se si tratta di fenomeni che non si esauriscono i pochi giorni. La crisi bradisismica dell’82/84 è durata due anni poi improvvisamente si è fermata e il suolo si è riabbassato. Ora è tornato a salire e adesso ha superato addirittura quella soglia. La situazione dal punto di vista termico di altissima temperatura. Al momento non vediamo la fine ma può darsi che arrivi rapidamente o che la situazione possa essere ancora più dirompente”.

Quanto al secondo punto: “Nella situazione più drammatica, la sismicità potrebbe continuare e portare anche ad una eruzione. Si tratta di evoluzioni che non conosciamo ma che monitoriamo per ottenere quante più informazioni precoci possibili”.

“Nella storia dei Campi Flegrei sappiamo che ci sono state circa una settantina di eruzioni esplosive e 10/15 effusive (molto meno rischiose, ndr). L’ultima è stata quella del 1538 che ha prodotto il Monte Nuovo, una piccola eruzione. La più grande è avvenuta 39 mila anni fa e fu una eruzione di importanza mondiale“.

Ci fu un volume di oltre 400 k cubi, oggi invece parliamo di un decimo di km cubo: il confronto tra i dati di allora e le stime di adesso ci dice, dunque, che si è trattato di qualcosa di infinitamente più grande di quello che potrebbe mai accadere in futuro. Quello che si sta accumulando sotto i Campi Flegrei è comunque qualcosa che potrebbe generare un piccolo vulcanello effusivo”.

Campi Flegrei, si può prevedere una eventuale eruzione?

Si tratta di fenomeni imprevedibili ma questo non significa che non ci possa essere un minuto di tempo per sapere che sta arrivando un’eruzione. L’intensità dell’eruzione dipende, poi, dalla composizione chimica del magma: tanto più è viscoso, ricco di gas, tanto più è esplosivo”.

Campi Flegrei, c’entra anche il Vesuvio?

Doglioni conferma l’assenza totale di nesso tra le continue scosse registrate ai Campi Flegrei ed una possibile eruzione del Vesuvio: “Ogni vulcano fa storia a sé, qui stiamo parlando di una crisi bradisismica che coinvolge esclusivamente i Campi Flegrei quindi né Ischia né Vesuvio sono in stato di irrequietezza, sebbene quest’ultimo sia da sempre un sorvegliato speciale in quanto non erutta da tempo”.


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