Il settore degli investimenti finanziari è costellato da sigle che, per i neofiti, possono risultare di difficile interpretazione, anche a causa del fatto che, molto spesso, si riferiscono a prodotti finanziari con caratteristiche molto simili. È questo, ad esempio, il caso dei PIP e dei PAC, strumenti che permettono di versare periodicamente piccole somme di denaro, in linea con le possibilità individuali, da destinare agli investimenti.
Sebbene le somiglianze non manchino, i PAC e i PIP presentano differenze molto importanti, a cominciare dalle finalità di utilizzo. Mentre i primi, chiamati per esteso Piani di Accumulo Capitale, sono pensati per aiutare i piccoli investitori ad aumentare poco alla volta il capitale investito, i secondi, ovvero i Piani Individuali Pensionistici, sono vere e proprie forme di pensione integrativa.
Di seguito verranno delineate le caratteristiche di PIP e PAC e verrà spiegato come capire quale dei due prodotti scegliere in base ai propri obiettivi finanziari. Chi invece ha già le idee chiare e desidera sottoscrivere un Piano Pensionistico complementare, può trovare tutte le informazioni di cui ha bisogno alla pagina https://www.moneyfarm.com/it/piano-pensione/.
Che cos’è il PAC
Il Piano di Accumulo Capitale è uno strumento flessibile e versatile destinato ai piccoli investitori con orizzonte temporale medio o lungo che desiderano aumentare poco alla volta l’ammontare del capitale investito.
Attraverso versamenti periodici, effettuabili con cadenza mensile, bimestrale, semestrale o annuale, questi piani aiutano a destinare parte del reddito percepito alla costruzione di un portafoglio di investimento in linea con il proprio profilo di rischio e gli obiettivi finanziari stabiliti. L’investitore può modificare in qualsiasi momento l’ammontare delle somme versate, nonché interrompere i pagamenti e richiedere una parte o la totalità del capitale maturato.
PIP: di cosa si tratta
I Piani Individuali Pensionistici rientrano, insieme ai Fondi Pensione aperti e chiusi, tra le forme pensionistiche integrative. Strutturati come formule assicurative di investimento, richiedono, proprio come i PAC, versamenti periodici il cui importo viene stabilito in sede contrattuale. Pensati per lavoratori che desiderano assicurarsi una seconda pensione, complementare a quella obbligatoria e destinata a colmare, almeno in parte, il gap pensionistico, possono essere sottoscritti anche da studenti e disoccupati.
In quanto formule pensionistiche integrative regolamentate dal Decreto Legge 5 dicembre 2005 n. 252, presentano, in genere, livelli di rischio contenuti – sebbene non azzerati – e sono deducibili dal reddito imponibile ai fini IRPEF. Diversamente dai PAC, il capitale maturato non può essere richiesto in qualsiasi momento, ma solo:
- al raggiungimento dell’età pensionabile o, in alcuni casi, trascorso un certo numero di anni dall’inizio dei pagamenti;
- in particolari circostanze, le quali danno diritto a un anticipo.
PAC o PIP: quale scegliere
Per capire su quale dei due strumenti fare affidamento è sempre utile chiedere consiglio al proprio consulente finanziario di fiducia.
In linea generale, è comunque possibile dire che il PIP è più adatto a chi desidera pensare alla vecchiaia e garantirsi una seconda pensione, mentre il PAC è adatto ai piccoli investitori che vogliono raggiungere obiettivi finanziari sul medio o lungo periodo, mantenendo la possibilità di ritirare il capitale in qualsiasi momento.
