Straordinaria scoperta a Pompei, emerge una nuova Villa dei Misteri: Dioniso e la Casa del Tiaso
Feb 26, 2025 - Veronica Ronza
Scoperta a Pompei, Dioniso e Casa del Tiaso
Il sito archeologico di Pompei non smette di stupire, collezionando un nuovo sorprendente traguardo storico: a più di 100 anni dalla scoperta della villa dei Misteri, è emerso un nuovo grande affresco su Dioniso all’interno di una dimora soprannominata dagli archeologi Casa del Tiaso.
Nuova scoperta a Pompei: Dioniso e la Casa del Tiaso
In una grande sala per banchetti, scavata in queste settimane nell’area centrale di Pompei (nell’insula 10 della Regio IX), è emerso un fregio a grandezza quasi reale che getta luce sui misteri di Dioniso nel mondo classico. Si tratta di una megalografia, ovvero un ciclo di pitture a grandi figure, che gira intorno a tre lati dell’ambiente.
Il fregio mostra il corteo di Dioniso, dio del vino, tra baccanti rappresentate come danzatrici o cacciatrici feroci, con un capretto sgozzato sulle spalle o una spada, e le interiora dell’animale tra le mani. Figurano anche giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto, mentre un altro compie un sacrificio di vino in stile acrobatico.
Al centro della composizione c’è una donna con un vecchio sileno che impugna una torcia: si tratta di una inizianda, una donna mortale che tramite un rituale notturno sta per essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo altrettanto ai suoi seguaci. Gli archeologi hanno battezzato la dimora con il fregio “casa del Tiaso”, con riferimento al corteo di Dioniso.
Il fregio è attribuibile al II Stile della pittura pompeiana che risale al I sec a.C, dunque è databile tra gli anni 40-30 a.C. Ciò significa che nel momento dell’eruzione del Vesuvio, che seppellì Pompei nel 79 d.C, il fregio era già vecchio di circa un secolo. L’unico altro esempio di megalografia con rappresentazioni di simili rituali è il fregio “dei misteri” nell’omonima villa fuori le porte di Pompei.
“Tra 100 anni la giornata di oggi verrà vissuta come storica perché storica è la scoperta che mostriamo. La megalografia rinvenuta apre un altro squarcio sui rituali dei misteri di Dioniso. Si tratta di un documento storico eccezionale e, insieme a quella della Villa dei Misteri, costituiscono un unico nel loro genere, facendo di Pompei una straordinaria testimonianza di un aspetto della vita della classicità mediterranea in gran parte sconosciuta” – ha dichiarato il ministro della Cultura Alessandro Giuli.
“La caccia delle baccanti di Dioniso a partire dalle Baccanti di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’” – ha spiegato il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, co-autore di un primo studio del nuovo rinvenimento.
“Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi. Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste, un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera. Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco con illusione e realità, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, che era chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici.”
L’ambiente del Tiaso dionisiaco sarà visitabile per il pubblico fin da subito nell’ambito delle visite al cantiere. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle ore 11 – previa prenotazione al numero 327 2716666 – sarà possibile accedere in due gruppi da 15 persone, accompagnati dal personale di cantiere che illustrerà i principali rinvenimenti e ambienti emersi e la metodologia di scavo. Per accedere alle visite sarà necessario munirsi del regolare biglietto di ingresso al parco archeologico.