I marittimi d’Italia scrivono alla Meloni: ecco sei punti per ridare dignità ai lavoratori del mare

I lavoratori del mare scrivono alla Meloni - Foto di Freddy da Pixabay


Le richieste dei marittimi in una lettera al governo e alla presidente Meloni: sei richieste per restituire dignità al settore.

I marittimi scrivono una lettera alla Meloni

Il 24 febbraio scorso, una rappresentanza di professionisti del mare, sostenuta dall’associazione culturale Identità Mediterranea, ha inviato una lettera aperta al Governo e al Ministero dei Trasporti per portare all’attenzione le criticità del settore marittimo italiano.

A firmare la missiva sono stati Salvatore Mare, Carlo Francesconi, Luciano Tomei, Gaetano Cataldo, Marco Pardini, Antonino Persico e Michi Palma, in rappresentanza degli 11 mila membri del gruppo social “Marittimi d’Italia”.

Il documento denuncia una crisi annunciata da decenni, aggravata dallo smantellamento della Marineria Italiana, dalla precarizzazione e dall’aumento della disoccupazione.

I firmatari puntano il dito contro la gestione delle politiche marittime, accusando la governance italiana di aver favorito gli interessi delle Società di Armamento e dei Centri di Formazione, penalizzando invece la Gente di Mare. Un esempio lampante di questa tendenza è la riforma Gelmini, che ha indebolito l’Istituto Nautico.

Gente di mare, anni di richieste inascoltate

L’azione dei marittimi non è nuova: già il 5 febbraio 2019, grazie alla mediazione di Salvatore Mare e all’impegno di Ludovico D’Elia e Vincenzo Montella, fu presentato a Montecitorio un documento dettagliato sulle problematiche del settore. In quell’occasione, il testo fu discusso in Commissione Parlamentare, presieduta dall’on. Luigi Gallo, alla presenza di membri delle Commissioni Trasporti, Lavoro, Cultura e della senatrice Virginia La Mura.

Uno dei temi centrali della protesta riguarda il ritiro dei certificati di competenza per chi non accumula un determinato periodo di navigazione, obbligando i marittimi a ripetere esami già superati. Inoltre, si sottolineano le difficoltà legate all’abolizione dell’Istituto Nautico e alle criticità delle matricole del Diporto e della Pesca.

I marittimi chiedono ora un intervento risolutivo da parte del Governo per garantire normative più eque e dignitose. La categoria marittima è strategica per l’economia italiana, fondata sul settore terziario e sul commercio internazionale. Servono soluzioni concrete e condivise per tutelare i lavoratori del mare e il futuro della navigazione italiana.

Le sei richieste dei marittimi al governo

Il contenuto della missiva indirizzata al presidente Meloni si concretizza nei seguenti sei punti:

Abolizione dei titoli professionali: i certificati di competenza scadono ogni cinque anni, costringendo i marittimi a non poter cambiare lavoro senza perdere la qualifica. Perché non ripristinare i titoli professionali permanenti?

Formazione e certificazioni: la scadenza dei certificati impone corsi ripetitivi e costosi, aggravando i lavoratori. Perché si obbligano i marittimi a rifare esami già superati?

Digitalizzazione inefficiente: le pratiche sono ancora gestite manualmente e variano tra uffici. Quando verrà finalmente implementato un sistema digitale unificato?

Pensione anticipata: i marittimi lavorano in condizioni usuranti ma devono attendere oltre i 65 anni per la pensione. Perché non riconoscere il loro lavoro tra quelli usuranti?

Rappresentanza indipendente: il settore è gestito senza coinvolgere direttamente i lavoratori. Quando verrà istituito un organismo con rappresentanti marittimi indipendenti?

Diritto di voto: i marittimi imbarcati non possono votare, mentre agli stranieri residenti è concesso. Quando avranno anche loro questo diritto fondamentale?

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