Mastrolorenzo: “Terremoti forti, accelerazione più forte d’Italia. Valutare l’allontanamento”


Intervenuto in diretta a Vesuvio Live  il professor Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha fatto ancora una volta il punto sulla situazione attuale dei Campi Flegrei.

Mastrolorenzo sui Campi Flegrei: “Valutare l’allontanamento”

Sul ricalcolo della magnitudo del sisma dello scorso 13 marzo ha detto: “Si tratterebbe di una successione a breve intervallo di tempo di due scosse, una avrebbe innescato l’altra. Il giorno dopo c’è stata una scossa di 3.5 e poi il 15 un’altra di magnitudo 3.9. Questa del 13 marzo è la più forte mai registrata nei Campi Flegrei da quando si fa monitoraggio. In questo caso la correzione della magnitudo è stata fatta 5 giorni dopo circa, questo magari è stata un po’ l’anomalia però succede regolarmente che dopo le prime localizzazioni e valutazioni di magnitudo poi ci siano ricalcoli”.

“I residenti da subito avevano percepito che il terremoto fosse il più forte mai sentito questo dipende da molti fattori, in particolare dall’accelerazione che è stata la più forte mai registrata probabilmente in Italia. Se i palazzi non fossero stati ancorati alle fondazioni, nel punto di picco dell’accelerazione si sarebbero sollevati dal suolo per poi ricadere. Anche i terremoti più forti, come L’Aquila o Amatrice, hanno valori di accelerazione più bassi, pur essendo stati distruttivi. L’accelerazione è proprio l’impulso che subisce il suolo nel momento in cui arriva l’onda dal sottosuolo. I terremoti vulcano-tettonici hanno questa caratteristica, per fortuna sono brevi altrimenti i danni sarebbero enormi”.

Sulle affermazioni di alcune figure istituzionali ha commentato: “Hanno affermato che è stato uno stress-test per quest’area, lo è sicuramente però direi che a questo punto bisogna stare attenti ad andare incontro a ulteriori stress perché i prossimi potrebbero essere anche molto più pericolosi. Più che aspettare quello che succede bisognerebbe vedere cosa fare”.

“Per millenni, al contrario di ciò che si dice, c’è stata poca sismicità ai Campi Flegrei. Solo nel 1538 abbiamo assistito a una crisi per certi versi simile a quella attuale. La popolazione, quindi, non poteva conoscere i rischi e poi inizialmente non c’erano terremoti. Non abbiamo una casistica passata e non sappiamo i fenomeni bradisismici come evolvono. Questa crisi è sicuramente diversa dalle altre perché è lunghissima, con terremoti più forti, un crescendo di magnitudo e la scossa più forte mai registrata. Potrebbe andare anche peggio di come è andata quindi bisogna tenere in considerazione l’esigenza prioritaria di sicurezza per la popolazione”.

Sulla puzza di zolfo che saltuariamente si percepisce anche a Napoli ha chiarito: “C’è stato un enorme aumento del flusso di gas in generale, la sola anidride carbonica è arrivata a livelli di 5 mila tonnellate al giorno, e l’acido solfidrico, quello di cui sentiamo l’odore, è aumentato di 5 volte nel corso degli anni. Le variazioni giornaliere invece dipendono soprattutto dalla circolazione del vento. Quando c’è vento da ovest anche a Napoli si sente l’odore di zolfo mentre se proviene da est allora spinge il gas nel settore occidentale dei Campi Flegrei, se viene da sud invece va verso nord e si sente meno”.

“A mio avviso, vista l’escalation degli eventi, dovrebbe essere valutata adeguatamente la possibilità del terzo livello del piano che prevede in caso di rischi gravi, danni agli edifici ed altri fenomeni importanti, anche la delocalizzazione della popolazione, spostata anche di pochi km fuori la zona rossa. Adesso siamo al secondo livello, bisogna dichiarare lo stato d’emergenza e poi si potrebbe attuare questa fase fondamentale per rischi purtroppo non gestibili se non con l’allontanamento dall’area a rischio“.

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