Prostituzione ed Escort, il codice Ateco porta la legalità fiscale: “Finalmente in regola”
Apr 15, 2025 - Redazione Vesuviolive
Dal 1° aprile 2025, l’Italia ha introdotto una novità destinata a far discutere: il codice Ateco 96.99.92, denominato “Servizi di incontro ed eventi simili”, che include attività come quelle di accompagnatori, accompagnatrici (escort), agenzie di incontro e, per la prima volta in modo esplicito, la “fornitura o organizzazione di servizi sessuali”.
Questa classificazione, elaborata dall’Istat in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e le Camere di Commercio, permette a chi opera in questo settore di registrare la propria attività e pagare le tasse in modo chiaro e regolamentato.
Ma cosa significa davvero per chi lavora in questo ambito? Abbiamo raccolto la testimonianza di Laura (nome di fantasia), una escort che accoglie con sollievo questa novità: “Finalmente possiamo pagare le tasse anche noi”.
Un passo verso la regolarizzazione fiscale
In Italia, la prostituzione non è illegale se svolta volontariamente da persone adulte e consenzienti, ma lo sono lo sfruttamento e il favoreggiamento, come stabilito dalla legge Merlin del 1958.
Fino ad oggi, però, le lavoratrici e i lavoratori del sesso si trovavano in una zona grigia dal punto di vista fiscale, spesso costretti a dichiarare i propri redditi sotto codici generici come “altri servizi alla persona” (96.09.09).
Il nuovo codice Ateco cambia le carte in tavola, offrendo una classificazione specifica che, secondo l’Istat, si limita alle attività legali e recepisce normative europee per garantire comparabilità statistica tra i Paesi dell’Ue.
Laura, 32 anni, lavora come escort indipendente da sei anni. Racconta: “Prima era un caos. Non sapevi mai come dichiarare i guadagni senza attirare sospetti. Alcuni usavano codici vaghi, altri non dichiaravano nulla per paura di controlli. Ora, con questo codice, posso registrarmi come una qualsiasi libera professionista, emettere fatture e versare l’Iva. È un sollievo, perché voglio essere in regola”.
Un settore da 4,7 Miliardi di Euro
Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’“Economia non osservata” (2022), il settore del sesso a pagamento genera in Italia un giro d’affari di circa 4,7 miliardi di euro, con una crescita del 4% rispetto all’anno precedente.
Una cifra enorme, in gran parte sommersa, che il nuovo codice Ateco potrebbe aiutare a far emergere. “Non capisco perché ci sia tanto scalpore,” continua Laura. “Pagare le tasse significa essere riconosciuti come lavoratori, contribuire alla società. Non voglio nascondermi, voglio solo fare il mio lavoro con dignità.”
Tuttavia, la novità non è priva di controversie. Critici come la senatrice Alessandra Maiorino (M5S) e il Codacons hanno sollevato dubbi, temendo che il codice possa involontariamente legittimare attività legate allo sfruttamento, reato punito con anni di carcere. L’Istat ha chiarito che il codice si applica solo ad attività legali, come agenzie matrimoniali, speed dating o prestazioni volontarie, e che le attività illecite saranno monitorate solo a fini statistici con metodi indiretti.
Tra pregiudizi e speranze di cambiamento
Per Laura, il problema non è il codice Ateco, ma lo stigma che circonda il suo lavoro. “La gente pensa che siamo tutte vittime o che lo facciamo per disperazione. Non è sempre così. Io ho scelto questo mestiere, mi organizzo da sola, decido i miei orari e i miei clienti.
Non voglio essere compatita, voglio solo essere trattata come una professionista.” Il codice Ateco, secondo lei, è un primo passo, ma non basta: “Servirebbero regole chiare, tutele, magari una riforma che ci permetta di lavorare in sicurezza, senza paura di essere giudicate o criminalizzate.”
Il dibattito è appena iniziato. Da un lato, c’è chi vede nel codice Ateco un’apertura verso una regolamentazione più moderna, sul modello di Paesi come Olanda e Germania, dove le lavoratrici del sesso hanno contratti, tutele sanitarie e pagano tasse regolarmente.
Dall’altro, c’è chi teme che questa classificazione crei ambiguità legali, soprattutto in un Paese dove la discussione sulla prostituzione è ancora polarizzata tra moralismo e pragmatismo.
Un futuro più trasparente?
Laura è ottimista, ma realista. “Non mi illudo che tutto cambi da un giorno all’altro. Ma almeno ora posso andare dal commercialista senza sentirmi un’aliena. Pagare le tasse è un diritto, non solo un dovere. Significa esistere, per lo Stato e per la società.”
La sua voce rappresenta una delle tante realtà di un settore complesso, che il codice Ateco 2025 ha portato sotto i riflettori, costringendo l’Italia a confrontarsi con una questione troppo a lungo ignorata.
Mentre il Parlamento discute interrogazioni e proposte di riforma, come quella sulla riapertura delle case chiuse avanzata da Matteo Salvini, una cosa è certa: il codice Ateco ha aperto una breccia in un muro di silenzio, dando a lavoratrici come Laura la possibilità di dire: “Esistiamo, e vogliamo essere viste.”
Nota: La testimonianza di Laura è stata raccolta rispettando la sua privacy e utilizzando un nome fittizio per tutelarne l’identità.