Papa: “Famiglia? Uomo e donna”. Trapanese: “Io cattolico, cresco Alba col mio compagno”
Mag 19, 2025 - Veronica Ronza
Luca Trapanese e Alba
A seguito delle dichiarazioni sulla famiglia del nuovo Papa Leone XIV, in contrasto con le unioni omosessuali, l’assessore napoletano Luca Trapanese – particolarmente conosciuto per aver adottato la piccola Alba, una bambina affetta da disabilità – ha rivolto una domanda al Sommo Pontefice, attraverso un commovente video diffuso sui social.
“Famiglia è uomo e donna”: Trapanese scrive a Papa Leone XIV
“Santità Leone XIV, sono un credente cresciuto nella fede cattolica e continuo a guardare alla chiesa come una guida spirituale e morale. Le scrivo con profondo rispetto e desiderio di dialogo, non per contestare ma per essere ascoltato. Sono un uomo che 8 anni fa ha scelto di adottare, da solo, una bambina con disabilità. Una scelta difficile ma profondamente radicata nei valori del Vangelo: accogliere, prendersi cura, amare” – ha esordito l’assessore Trapanese, ripercorrendo la sua scelta di prendersi cura di quella bambina che, subito dopo il parto, era stata abbandonata dai suoi genitori biologici.
“Alba oggi è il centro della mia vita, il mio dono più grande. Nel tempo la nostra famiglia si è allargata. Da 3 anni a questa parte nella nostra vita c’è anche il mio compagno. Insieme condividiamo ogni giorno la responsabilità, la gioia e la fatica di essere genitori. So bene che la chiesa ha una visione della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Questa prospettiva fa parte della sua tradizione e identità, e non intendo metterla in discussione. Ma, come credente, sento il bisogno di porre a lei una domanda che nasce dalla vita: noi cosa siamo? Che nome dobbiamo dare alla nostra realtà familiare? Cosa devo dire ad Alba quando mi chiede ‘papà, anche noi siamo una famiglia?’“
“La nostra casa è piena di amore, di cure, di educazione, di fatica. Insegniamo ad Alba la preghiera, il rispetto per l’altro, il senso della giustizia e della gratitudine. Cerchiamo ogni giorno di vivere secondo i valori del Vangelo, eppure ho la sensazione spesso di essere ai margini, invisibili o peggio, considerati non abbastanza per essere riconosciuti come famiglia”.
“Mi chiedo, la nostra esperienza, il nostro amore, il nostro cammino, non meritano una parola di riconoscimento? E’ possibile che la chiesa, madre di tutti, non trovi uno spazio per accogliere anche storie come la nostra? Senza negarne la complessità e la bellezza. Santità non le scrivo per rivendicare ma per condividere. Credo in un Dio che ci chiama per nome, in una chiesa che può, pur nella fedeltà della sua dottrina, farsi più aperta, capace di riconoscere il bene anche quando prende forme inattese”.
“Escludere famiglie come la nostra dal riconoscimento ecclesiale non cancella la nostra esistenza ma rischia di generare sofferenza, solitudine e distanza. Non per noi adulti soltanto ma soprattutto per quei bambini come Alba che hanno diritto a sentirsi parte, accolti, degni di essere benedetti nella loro realtà familiare. Con speranza, affetto filiale e fiducia del potere del dialogo, le affido queste parole. Non sono solo la mia voce ma anche quella di tante famiglie che vivono con fede e amore, aspettando che anche la chiesa possa dire loro ‘anche voi siete benedetti'”.
