Italiani, un popolo di analfabeti: il 37% comprende solo testi brevi
Set 10, 2025 - Redazione Vesuviolive
Laureati - Dati drammatici in Italia
Gli italiani sono un popoli di analfabeti. Il quadro che emerge dall’ultimo rapporto Education at a glance 2025 dell’Ocse è impietoso. In Italia, il 37% degli adulti fatica a comprendere testi complessi e si limita a leggere brevi frasi con informazioni essenziali. È ciò che gli studiosi chiamano “basso livello di alfabetizzazione”.
Il dato non è solo statistico: significa che oltre un terzo della popolazione adulta incontra difficoltà nel gestire situazioni quotidiane che richiedono lettura e comprensione di testi articolati. Una fragilità che pesa sull’accesso al lavoro, sulle opportunità sociali e sulla capacità di partecipare in modo pieno alla vita civile.
Laureati pochi e male distribuiti
L’Italia resta indietro anche sul fronte dei laureati. Nel nostro Paese, solo il 20% dei giovani completa un percorso in ambito Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica), percentuale inferiore alla media Ocse. Anche le donne risultano penalizzate: meno italiane riescono a laurearsi rispetto alle coetanee straniere.
Ma il problema più grave è la disuguaglianza di origine. Se i genitori non hanno un titolo universitario, le probabilità che i figli si laureino crollano: appena il 15% raggiunge il traguardo, contro il 63% di chi cresce in famiglie istruite. Una forbice enorme, che mostra come il nostro sistema non riesca a garantire mobilità sociale.
Stipendi dei docenti in caduta libera
La condizione degli insegnanti è un altro punto dolente. In dieci anni, i loro stipendi sono calati del 4,4%, mentre nella media Ocse sono aumentati del 15%. Oggi un docente di scuola primaria guadagna il 33% in meno rispetto a un laureato con impiego a tempo pieno.
Non solo: i salari italiani restano il 17% inferiori a quelli dei colleghi Ocse. Mentre in altri Paesi gli stipendi sono cresciuti dal 2015 di oltre il 14%, in Italia la tendenza è opposta, segno di una svalutazione progressiva della professione docente.
Investimenti ridotti, retorica in eccesso
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha sottolineato i progressi nella riduzione della dispersione scolastica, scesa al 9,8%, e ha annunciato 500 milioni di euro aggiuntivi per ridurre i divari territoriali. Un dato positivo, certo, ma che non basta a cambiare il quadro generale.
L’Italia investe circa il 4% del Pil in istruzione, contro una media Ocse vicina al 5%. Sindacati e opposizioni parlano di numeri “drammatici” e bollano come propaganda gli annunci sugli aumenti salariali: i nuovi fondi non coprono nemmeno gli effetti dell’inflazione. Il risultato è un Paese che invecchia, con meno bambini e sempre meno risorse per formarli.
