Caivano, chiede di liberare il posto che spetta a suo figlio disabile: madre aggredita davanti scuola


La mamma di un bambino disabile ha denunciato di essere stata aggredita da un altro genitore solo per aver chiesto di parcheggiare nello stallo riservato ai portatori di handicap.

Chiede il posto che spetta al figlio disabile, mamma aggredita

Un’aggressione verbale che ferisce più del corpo: a Caivano, Romina — mamma di un bambino con disabilità e responsabile locale dell’associazione La Battaglia di Andrea — è stata insultata con parole pesanti semplicemente per aver chiesto che fosse rispettato un diritto: il posto auto riservato alle persone con handicap.

L’incresciosa vicenda è stata riportata da ANSA.it: davanti ad altri genitori e ai loro figli ha raccontato di essere rimasta “senza parole” quando, in presenza di testimoni, un padre le ha intimato con offese di liberare lo stallo: “È stato umiliante, e tutto solo perché ho chiesto che fosse rispettato un diritto”.

Non è episodio isolato: “Diritti qui diventano favori”

Per Romina non si tratterebbe solo un episodio isolato. Stando a quanto denuncia, il parcheggio riservato sarebbe diventato un favore invece che un obbligo di legge: “Chi vive una condizione di fragilità non può essere trattato come un’eccezione”, spiega.

Ha già annunciato che presenterà una richiesta formale ai commissari straordinari del Comune di Caivano affinché gli stalli vengano rifatti con segnaletica chiara e visibile, e che siano intensificati i controlli. “Non è possibile che ogni giorno si debba lottare per parcheggiare” dice, invitando a non accettare che diritti sacrosanti diventino oggetto di insulto.

Non basta riservare posti: serve un cambio di prospettiva

Questo episodio richiama l’urgenza di una comunità che cambi prospettiva: rispetto, inclusione, attenzione. Non basta predisporre posti riservati; serve che l’intera collettività riconosca il valore della presenza di chi ha bisogno. Romina non sta chiedendo pietà, ma dignità.

In una comunità spesso segnata da fratture e discriminazioni, questa battaglia – piccola nel gesto ma grande nei principi — diventa esempio di resistenza civile. Perché non siano i più fragili a farsi da parte, ma sia la società intera a rialzare lo sguardo.

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