Autostrade e tangenziale, nel 2026 scattano gli aumenti: stangata per la Napoli Salerno


Da domani, 1° Gennaio 2026, entreranno in vigore nuove tabelle tariffarie, ritoccate al rialzo, per autostrade e tangenziale di Napoli. Il rincaro più forte sulla A3 Napoli Pompei Salerno.

Aumenti autostrade e tangenziale, la stangata di Capodanno

Dopo aver digerito pranzi e cenoni per molti italiani sarà il momento di buttar giù un boccone decisamente più amaro: gli aumenti previsti sulla rete autostradale e sulla tangenziale di Napoli, unica arteria cittadina a pagamento in Europa.

Per chi sceglie l’auto ogni giorno, tra lavoro, scuola o commissioni, il 2026 si apre con una mazzata imprevista. L’aumento generale deciso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) è dell’1,5% su gran parte delle autostrade italiane, un adeguamento all’inflazione “programmata” deciso da autorità e concessionarie dopo che l’intento governativo di congelare i rincari è stato bocciato dalla Corte Costituzionale.

I due “primati” napoletani: aumenti record in autostrada, la tangenziale unica a pagamento in Europa

Questo significa brutte sorprese (che ormai non sorprendono nemmeno più): la Tangenziale di Napoli, da sempre tariffa simbolo di pendolarismo urbano, passa da 1 euro a circa 1,05 euro a corsa. Una strada napoletana, già costruita e strapagata con i soldi dei cittadini napoletani, essenziale per il flusso di traffico in una metropoli ormai capitale europea in piena rinascita che fin troppo timidamente prova a decongestionare le vie urbane, percorse quotidianamente da quasi 2 milioni di persone.

Vittime, costoro, di difficoltà geografiche, disastri urbanistici, problemi strutturali ed il sogno sempre troppo lontano di un trasporto pubblico (anche quest’ultimo “sforbiciato” dal governo nazionale in carica) all’altezza delle necessità.

Tra gli aumenti autostradali ce n’è uno che supera di oltre il 30% la media degli aumenti nazionali ed è – guarda caso – quello sulla A3 Napoli Pompei Salerno. L’arteria che collega alcune delle zone più densamente abitate d’Europa e gestita dalla SPN SpA (con sede a Corso Vittorio Emanuele II a Torino, farebbe ridere se non ci fosse da piangere), è già un caso unico con una tariffazione fissa ed indipendente dal chilometraggio – si paga, infatti, all’ingresso e non alle uscite come nel resto d’Italia – ma con il 2026 ottiene il primato di tratta con i rincari più forti, pari a quasi il 2%.

Un’autostrada che si adegua all’inflazione ma non ad un gesto talmente banale come il pagamento con carta di credito: infatti, dal 2024, è impossibile saldare i pedaggi con le tessere dei circuiti VISA e MASTERCARD.

Non solo numeri: i meridionali pagano due volte

È un segnale che va oltre i numeri: è la conferma che i meridionali non solo pagano pedaggi per spostarsi in un territorio dove i trasporti alternativi scarseggiano, ma lo fanno anche a ritmo più alto di altre regioni, senza che nessuna contropartita reale di miglioramento del servizio sia evidente.

E se 5 centesimi sembrano pochi su una singola corsa, basta pensarci su ogni giorno del mese, per capire che non sono spiccioli buttati dal finestrino: sono risorse che i cittadini meridionali, già affaticati da costi della vita e servizi meno efficienti di molte aree del Nord, vedono sparire nelle tasche dello Stato e dei concessionari.

Salvini come Pilato: se ne lava le mani

È facile per i burocrati di Roma parlare di “adeguamento all’inflazione”, di sentenze costituzionali e di procedure tecniche. Non è da meno il titolare del dicastero per le infrastrutture, l’Onorevole Matteo Salvini di cui non si scopre oggi la propria insofferenza per gli smemorati “sudditi” del Sud Italia: il Ministro leghista avrebbe provato ad impedire gli aumenti, salvo poi chinarsi alla “cattiva” Corte Costituzionale che, lette le carte, ha detto che l’aumento s’ha da fare.

Peccato. Basterebbe portare avanti le idee balenate nel mondo politico sull’onda emozionale che seguì la tragedia del ponte Morandi, nel 2018: basta concessioni ai privati, le strade italiane tornino agli italiani.

Poi il vento è cambiato. Le autostrade italiane, capolavoro di fatica, ingegno ed investimenti delle generazioni che ci hanno preceduto, continuano ad essere “di tutti” quando si paga, ma delle aziende lombarde, romane o piemontesi quando si intascano i guadagni (stimato in circa 1 miliardo di euro il patrimonio della famiglia cuneese a capo della holding di cui fa parte SPN SpA).

E così mentre il Nord gode di servizi di trasporto alternativi migliori e reticoli ferroviari più funzionanti, i cittadini campani pagano per fare pochi chilometri in più… senza garanzia di miglioramenti immediati.

Questa non è il costo per un servizio autostradale, ma è la tariffazione della distanza economica e sociale: una differenza che si misura non solo in chilometri, ma nelle tasche di chi ogni mattina si alza e deve arrivare al lavoro. Per essi, il nuovo anno sarà solo la fotocopia di una vecchia storia di sottomissione.


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